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«Il relitto della Cariddi da rimuovere» La Provincia chiede i soldi alla Regione

Diffida della Capitaneria ancora operativa: servono milioni per la nave affondata. E poi le scialuppe da 18 mila euro l’anno

MESSINA. La Provincia dovrà rimuovere la Cariddi da dove si trova, sotto il mare della rada San Francesco, come dovrà portar via dal cantiere dove vengono custodite, entro il 30 settembre (quando scadrà il contratto di affitto), le scialuppe di salvataggio il cui rimessaggio costa 18 mila euro all'anno. La Soprintendenza alle Belle arti ha infatti tolto il vincolo sulle imbarcazioni che facevano parte dello storica nave. Il problema è che non ha fondi né per recuperare il relitto finito in fondo al mare, né per smaltire le scialuppe. Ma occorre fare qualche passo indietro.
Il 14 marzo 2006 calavano in fondo al mare i sogni della Provincia di trasformare una nave acquistata dalle ferrovie, la Cariddi, il primo traghetto ad aver solcato lo Stretto, in museo del mare. Per la verità i sogni appartenevano agli amministratori della prima Repubblica che in tempi di vacche grasse acquistarono la Cariddi e l'ex hotel Riviera per farci il palazzo satellite. Non fecero né l’uno né l'altro e si ritrovarono sul groppone Cariddi e Riviera. La Cariddi è affondata, il Riviera cade a pezzi. Palazzo dei Leoni pensava di aver per sempre messo da parte la questione Cariddi. Invece no. E' tutt'ora operativa una diffida inviata alla Provincia dalla Capitaneria di porto. L'ordine di rimuovere quel relitto. A confermarlo il comandante che la firmò, Antonino Samiani, attuale responsabile dell'autorità marittima dello Stretto e ai tempi della diffida comandante della Capitaneria. La nave, nel posto dove si trova, non può stare perché costituisce un pericolo per la navigazione. E c'è un altro problema da risolvere. Le scialuppe della Cariddi pur essendo quasi tutte inservibili vengono custodite, dal 2006, da un cantiere: costo annuo 18 mila euro. In nove anni non hanno fatto un miglio ma sono costate decine di migliaia di euro. Ora senza il vincolo architettonico, barriera insormontabile per la rottamazione, di quelle barche l'ente può farne quello che vuole. Ma per smaltirle occorrono fondi che non ha. Il neo assessore al Patrimonio Bruno Cilento assicura: "Abbiamo già chiesto fondi alla Regione. Secondo i tecnici per rimuovere la Cariddi occorrono milioni di euro. Soldi che non abbiamo. Discorso diverso quello delle barche. Le regaleremo a qualche cooperativa di pescatori o a qualche associazione. Lunedì mi occuperò della questione".
La storia della nave è costellata da incidenti, bombardamenti, affondamenti, polemiche e spese. L'ente, negli anni, per tenerla in carico prima dell'affondamento, spese più di un miliardo delle vecchie lire. Nei primi anni la Provincia dovette mantenere persino un vero e proprio equipaggio, così come prevede il codice della navigazione. Poi, una volta disarmata, sceso l'equipaggio, la Cariddi, fu oggetto di raid vandalici e di incursioni di ladri. Fu depredata, danneggiata e alla fine trasportata in un cantiere della rada San Francesco dove, per cause mai accertate, colò a picco.

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