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Il saluto di Alecci: "Città avvizzita con il rischio di conflitto sociale"

Dopo cinque anni, il rappresentante del governo lascia per raggiungere L’Aquila. Al suo posto si insedierà Stefano Trotta

MESSINA. Cinque anni di intenso lavoro, alle prese con uno stillicidio di emergenze sociali e vertenze occupazionali. E lui, il prefetto Francesco Alecci, catanese, sempre a mediare, ad ascoltare e a cercare di salvare il salvabile. Adesso ha le valigie pronte per congedarsi dalla città dello Stretto, "terremotata" nella storia, e forse anche nell'anima, per raggiungere una nuova sede, questa sì terremotata fuor di metafora, L'Aquila, con le sue ferite ancora aperte.

Una promozione, un meritato riconoscimento per il rappresentante del governo, che avrà il difficile compito di ricostruire la città abruzzese. Alecci lascia il testimone a Stefano Trotta, di Cosenza, proveniente da Campobasso. Nel dare l'addio a Messina, non nasconde le preoccupazioni per il futuro, riserva qualche "bacchettata" e un messaggio, comunque, di speranza.

Prefetto, in questi ultimi mesi, la situazione è precipitata: emergenza spazzatura, trasporto pubblico in tilt, blocco dei traghetti, il Comune con le casse al verde e migliaia di lavoratori senza lavoro o con il rischio incombente di perderlo.

Una sequenza infinita, come un effetto domino, che è successo?
"La situazione è veramente drammatica, quasi da conflitto sociale. Ho un grande rammarico. Non voglio dare i voti a nessuno e neanche li vorrei io, ma non si può tacere. Messina si è avvizzita. Paga lo scotto della crisi internazionale e nazionale, ma soprattutto l'inadeguatezza degli amministratori a rispondere con i fatti alle esigenze sociali. Non hanno saputo programmare, raccordarsi tra loro, avere il buon senso di non tagliare i rapporti con altri rappresentanti istituzionali, di non scompaginare e creare lacerazioni, privando la città di un sostegno e affossandola. Tutti a rischio i servizi pubblici e molte realtà private. Male il tessuto industriale e la cantieristica. La piattaforma logistica di Tremestieri è impantanata nelle aule dei tribunali amministrativi. Neanche per la Fiera, i tre Enti interessati sono riusciti a mettersi d'accordo, per risollevarne le sorti. La città ha vissuto sempre legata alla pubblica amministrazione: Enti locali, Azienda sanitaria, Policlinico, Università, che ora sono in difficoltà per la contrazione finanziaria dello Stato. Non ha creato un'alternativa e non è stata aiutata a farlo".

E la ricostruzione a Giampilieri, le opere di consolidamento, la prevenzione?
"Un dramma nel dramma. Presunti reati penali per i quali inizia adesso il processo. Il piano di protezione civile è stato adottato solo nel 2008, mentre in altre realtà a rischio è vigente da decenni. Temo che ci sia stata incuria, negligenza, rimpallo di responsabilità, mancanza di sensibilità. Un disastro ambientale annunciato, con 37 morti sulla coscienza".

Che ricordo le rimarrà di Messina nel cuore?
"Quello delle persone semplici, a volte disperate, che incontravo per strada. Con i loro sguardi, mi facevano capire che sapevano chi fossi, che condividevano il mio impegno istituzionale, che avevano fiducia in me. E quello di tante intelligenze, gente perbene, onesta, laboriosa, che si sforza di dare un proprio contributo".

A loro, un messaggio di speranza?
"Sì, che in questa strada, tutta in salita, possano diventare maggioranza. Che acquisiscano il loro diritto a costruirsi il futuro, a essere gestori di se stessi, a essere cives".

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