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Dissesto finanziario a Milazzo: spaccatura nel Consiglio

Bocciato da parte di un gruppo di consiglieri comunali che "credono" ancora in un possibile salvataggio per evitare il default

MILAZZO. Entra nel vivo, in aula consiliare, il dibattito sul dissesto finanziario prospettato dall'amministrazione comunale e bocciato da parte di un gruppo di consiglieri comunali che «credono» ancora in un possibile salvataggio per evitare il default.

Intanto il presidente del consiglio comunale, Rosario Pergolizzi, con un pubblico manifesto fatto affiggere nei muri della città, nei giorni scorsi, ha invitato la cittadinanza ad intervenire alle sedute consiliari, allorquando in aula si parlerà di dissesto. In più, il presidente del civico consesso ha detto al sindaco che in aula non si parlerà più di dissesto se non sarà presente lui o un suo delegato.

Assenza di Carmelo Pino che è stata criticata da alcuni consiglieri di opposizione, primo fra tutti Franco Scicolone, in una delle ultime sedute.

Per i consiglieri «pro dissesto», invece, non è più necessaria la presenza del sindaco o dell'assessore in aula, «in quanto tutto quello che c'era da dire lo hanno già ampiamente detto» sottolineando che «quella del dissesto finanziario ormai è l'unica strada da seguire».

Dello stesso avviso è stato il consigliere comunale Salvatore Gitto il quale ha sostenuto che il dissesto «non è una scelta politica ma un fatto accertato dalla Corte dei Conti», evidenziando altresì che, «come sostenuto da esperti del settore non sempre è da considerarsi una iattura per la città ma anzi uno strumento previsto dalla legge per far risollevare i comuni che hanno toccato il fondo». In chiusura dell'ultima seduta consiliare, qualche consigliere ha anche parlato di «sfiducia al sindaco quale atto politico per evitare di affossare la città col dissesto, lasciando ogni decisione ai cittadini».

Ma questa è un'altra storia, della quale se ne parla da mesi ma che, a quanto pare, non va avanti in quanto ci sarebbero consiglieri di opposizione non disposti ad andarsene a casa.

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