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Imprese in crisi, quasi mille verso la chiusura

L'anno sta per terminare ma si può già stilare un primo bilancio. Saro La Rosa, amministratore dell'azienda speciale della Camera di Commercio ha detto che nel terzo trimestre del 2012 hanno aperto 374 ditte ma 745 hanno abbassato la saracinesca

MESSINA. Il saldo 2012 tra aziende commerciali che aprono e quelle che chiudono è negativo. L'anno sta per terminare ma si può già stilare un primo bilancio. Saro La Rosa, amministratore dell'azienda speciale della Camera di Commercio ha detto che nel terzo trimestre del 2012 hanno aperto 374 ditte ma 745 hanno abbassato la saracinesca. E mancano ancora i dati dell'ultimo trimestre che potrebbero anche essere peggiori a causa della crisi economica e dell'aumento delle tasse con in testa l'Imu: l'imposta municipale sulla proprietà immobiliare. Il 2011, invece, secondo la graduatoria provinciale generale per tasso di crescita delle imprese fornito da UnionCamere aveva registrato un +1,66% con 59.875 ditte registrate pari a un saldo annuale di 1.034. Chiaro segnale che il 2012 per le aziende commerciali messinesi è stato funesto. Nel 2011 era stato negativo - sempre secondo UnionCamere - il tasso di crescita per le sole imprese artigiane: in tutta la provincia l'anno scorso erano state 12.490 le aziende registrate con un saldo annuale pari -3 per una percentuale di -0,02%. Logico attendersi nei prossimi mesi che saranno state molte le imprese artigiane che hanno chiuso negli ultimi mesi.

 "Attendiamo i dati completi del 2012 - afferma La Rosa - ma è ovvio che la situazione è molto negativa". La forza lavoro in città è occupata nel terziario che dà uno stipendio a circa il 78% dei 196 mila gli occupati. Le persone in cerca di occupazione sono 28 mila e questo numero si riferisce solo al capoluogo. Unico segnale positivo viene dal settore turistico: le imprese vedono le presenze in crescita e la provincia peloritana è la seconda meta preferita dai turisti isolani dopo Palermo. I turisti che arrivano in Sicilia e soggiornano nel messinese, lo scorso anno, hanno speso circa 216 milioni di euro, il 25% dell'incasso complessivo. Sul fronte industriale, tra le cause principali della crisi commerciale, la Cisl aveva parlato in settimana di assenza di politiche nel nostro territorio con aziende che chiudono e che non vengono rimpiazzate. “Si chiude un anno molto difficile per le realtà industriali del nostro territorio – dichiara Nino Alibrandi, segretario Fim Cisl – in termini di produttività e di posti di lavoro”. Duferdofin, Acciaierie, le aziende dell’Asi di Giammoro e dell’area ex Pirelli sono tra quelle che stanno soffrendo maggiormente. A rischio, senza una ripresa dei mercati e delle attività, rimangono migliaia di posti di lavoro, soprattutto senza una politica industriale che garantisca infrastrutture (strade, collegamenti ferroviari e portuali) utili ad abbattere i costi di ricevimento delle materie prime e di spedizioni delle merci lavorate. ”E’ urgente - conclude Alibrandi - che la politica comprenda come questa sia una priorità: lo sviluppo industriale legato al rispetto delle norme ambientali può produrre ricchezza per tutto il territorio”.

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