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Capo d'Orlando, lavori al porto: il maxi-finanziamento resta in bilico

La Regione teme che i 13 milioni possano essere considerati come aiuto di Stato e quindi revocati dall’Ue

CAPO D'ORLANDO. Chi si aspettava notizie decisive sui lavori del completamento del porto di Capo d’Orlando, è rimasto deluso. Il tavolo tecnico convocato a Palermo, piuttosto partecipato, è servito a fare il punto sulla procedura fin qui seguita e a stabilire di inviare un quesito all’Unione Europea che dovrà dire se i famosi 13 milioni di finanziamento sono configurabili come aiuto di Stato.

In caso affermativo potrebbero anche essere soggetti a rimodulazione, ma secondo l’amministrazione comunale orlandina non ci sono i presupposti perché i 13 milioni vengano presentati come aiuti di Stato. Ad ogni modo, entro venerdì verranno predisposti i documenti integrativi da presentare a Bruxelles per la valutazione finale. Per la risposta si potrebbe attendere anche 60 giorni, se non interverranno altri intoppi. I tempi si allungano, dunque, mentre nelle prossime ore il presidente della Regione Crocetta incontrerà Fabrizio Barca, il ministro per la Coesione Territoriale, per chiedere anche il suo parere. Passaggio superfluo, secondo il comune orlandino, che vede l’Europa come unico interlocutore e avrebbe voluto maggiori decisionismo ed efficienza da parte dei funzionari regionali del nuovo corso.

«Credo che i mesi che si perderanno per questo parere potessero essere evitati — commenta il sindaco Enzo Sindoni — forse è anche per questa incapacità a decidere che nel corso degli anni la nostra Regione ha perso tanti fondi. Comunque mi piace pensare in positivo e voglio vedere dietro questo rallentamento un’opportunità, ovvero la volontà della politica isolana a puntare alla definizione di quest’opera che si trascina da quasi 50 anni. Il presidente Crocetta non potrà sottrarsi da sostenere questa iniziativa e far si che tutto proceda rapidamente. Mi rammarica soltanto che i funzionari regionali non riconoscano una autonomia della nostra regione che avrebbe permesso di dialogare direttamente con Bruxelles senza la necessità di chiedere pareri ai palazzi romani».

In ogni caso, però, la società si aggiudicò il project financing potrebbe rompere gli indugi ed avviare il cantiere nel porto di contrada Bagnoli con l’ arrivo della concessione demaniale che è prevista entro aprile. I 13 milioni, infatti, rappresentano l’ultima tranche di un finanziamento che aveva già messo a disposizione altri 12 milioni di euro che, se non spesi rapidamente rischiano di essere perduti. Due settimane fa gli uffici della Regione sollevarono il dubbio che quel finanziamento europeo venisse interpretato dal Bruxelles come “aiuto di Stato” al pari di un analogo stanziamento concesso per la costruzione di un aeroporto a Lipsia. A leggere la sentenza su quella struttura, disponibile sul sito dell’Ue, però, i casi appaiono ben diversi e quindi l’ interpretazione non appare complessa. Almeno a rigor di logica.

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