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"Così ho fatto arrestare il mio estorsore": Antonio Amata Nocifora torna in Calabria

La storia del giovane imprenditore santagatese è costruita su un vissuto di rispetto verso il lavoro e la legalità

PATTI. Aver fatto arrestare pochi giorni fa un estorsore della ‘ndrangheta che lo aveva intimorito chiedendogli il pizzo mentre era nel suo cantiere edile in provincia di Cosenza, rafforza nei contenuti la storia edificante del giovane ed intraprendente imprenditore Antonio Amata Nocifora, costruita su un vissuto di rispetto verso il lavoro e la legalità. La gavetta dell’oggi 36enne Antonio Amata Nocifora è iniziata quando aveva l’età di appena sette anni, utilizzando gli attrezzi di muratore con gli insegnamenti e le istruzione del padre Vincenzo che accompagnava giornalmente a San Fratello, per un lungo periodo segnato dalla progressiva apertura di 23 cantieri edili regolarmente ultimati, consolidando l’affidabilità della ditta individuale di costruzione “Nocifora Amata Vincenzo”.

Appena ragazzino, Antonio, ha appreso gli aspetti negativi creati dagli estorsori che affliggevano il padre Vincenzo. La Fiat 127 della famiglia Amata Nocifora bruciata sottocasa da ignoti malviventi rimarrà un ricordo indelebile. Negli anni 1992/93 negli anni di tangentopoli Vincenzo Amata Nocifora ha contribuito a smantellare la cricca d’affari illeciti che coinvolse in vicende giudiziarie 23 persone,i imprenditori , pubblici funzionari ed amministratori.

Spigliato ed attaccato al lavoro, il ragazzo Antonio, con la passione del go-kart e delle auto sportive, ancora oggi abita nella contrada collinare di Salaraona, a 12 anni fa società con il fratello Calogero, per poi avviarsi da solo appena diplomatosi geometra,1995, all’istituto “Benedetto Virzì”, creando la ditta “Amata Costruzione srl”.

“Il primo lavoro importante a Venezia (5,5 miliardi di lire disinquinamento laguna) dove faccio una brutta esperienza con gli zingari sloveni che rubano attrezzatura importante per il cantiere, abbocco al tranello di pagare 7milioni di lire per la restituzione della refurtiva, concedo l’utilizzo del furgone che ritroverò vuoto”, ha confessato Amata, escludendo le azioni estorsive che ritroverà al rientro in Sicilia. A Messina nel 2001, 5 miliardi di lire in lavori di urbanizzazione con l’IACP e 3 miliardi per lavori d’argini di un torrente Antonio Amata ha denunciato di aver assunto lavoratori, messisi in malattia dal primo giorno e per nove mesi continuativi.

A Caprileone appena aperto da cinque il cantiere per la costruzione del ponte di località Paliace sabato notte successivo la brutta sorpresa dell’incendio del grosso escavatore Caterpillar, lunedì acquisto un nuovo mezzo, metto a guardia un custode, ma chi mi voleva noleggiare gli automezzi è stato denunciato, come pure gli estorsori di Termini Imerese, fatti arrestare in flagranza dai carabinieri quando a fine lavoro chiedono un pizzo di 50 milioni di lire”, ha fatto un parziale elenco, Antonio Amata, sempre pronto a combattere l’illegalità, e da tre anni con più convinzione iscritto nell’associazione antiracket ACIS.

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