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Soluzione all’emergenza cinghiali? La facoltà di Veterinaria ha il piano

Uno studio fu commissionato dalla Provincia nel 2007: «Lo abbiamo consegnato e non se n’è saputo più nulla»

MESSINA. Per l'emergenza cinghiali a Tusa e nei paesi limitrofi, si fa avanti la Facoltà di Veterinaria, proponendo un proprio piano d'interventi. A prendere l'iniziativa è Vincenzo Chiofalo, docente del Dipartimento di Scienze veterinarie, presidente del Consorzio regionale Filiera carni di Sicilia e già preside della Facoltà, che tira fuori un piano commissionato nel 2007, all'Università, dalla Provincia regionale. Attualissimo, come assicura.

Professore, che cos'è questo piano?
"Uno studio sul fenomeno: caratteristiche ambientali e territoriali delle aree interessate, status biologico degli animali, danni causati, forme di prevenzione e proposte concrete per un efficace modello di gestione del cinghiale".

Che fine ha fatto il piano?
"È quello che ci chiediamo pure noi. Lo abbiamo consegnato, ma non abbiamo poi saputo più nulla. Ora apprendiamo che in conferenza dei servizi si è deciso di rivolgersi all'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale di Varese. Ci sembra strano che non si faccia ricorso a professionalità locali, cioè alla Facoltà di Veterinaria. Noi abbiamo anche un laboratorio di gestione e pianificazione della fauna selvatica. Siamo disponibili a collaborare, a dare il nostro contributo tecnico. Adesso il Dipartimento invierà una lettera al prefetto, per informarlo".

Può anticipare il contenuto del piano?
"Innanzitutto creare dei chiusini, corridoi entro i quali far confluire questi cinghiali, attirandoli col cibo. Poi catturarli, identificarli, mettere dei microchip o marche auricolari, effettuare prelievi e capire dalle analisi se siano infettati da parassiti, portatori di malattie. Per quelli sani, niente abbattimento, ma, al contrario, riproduzione in allevamenti a cura di cooperative locali, per sfruttare carni e derivati. Un sistema di sviluppo locale".

Nel frattempo qualche consiglio di sicurezza?
"Stare attenti, perché questi animali, che sono incroci non controllati tra suini dei Nebrodi e di solito si cibano di ghiande, diventano aggressivi non trovando più cibo nei sottoboschi, a causa degli incendi recenti. E quindi si avvicinano anche ai centri abitati in cerca di qualcosa da mangiare".  

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