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Capo d'Orlando, il ciclone Sgarbi
fa cambiare i quadri in Comune

La visita orlandina era iniziata il giorno precedente con l’appuntamento a Villa Piccolo, ospite della Fondazione nella nuova Salle de Pyramid per presentare il suo nuovo libro

CAPO D'ORLANDO. Sono stati due giorni intensi, ma anche ricchi della sua proverbiale imprevedibilità, quelli spesi da Vittorio Sgarbi a Capo d’Orlando. Ieri mattina, il critico d’arte ed ex parlamentare, si è recato in Municipio per visitare le stanze che ospitano la collezione dei “Carusi” di Tono Zancanaro e l'ufficio del sindaco dove è esposta una parte rappresentativa della raccolta “Vita e Paesaggio di Capo d'Orlando”. Durante il suo giro per le stanze del comune, giunto nell'ufficio del segretario comunale, Sgarbi ha dato una diversa collazione al quadro di Francesco D'Ascola. Quasi increduli, i dipendenti hanno obbedito alle disposizioni del critico e hanno risistemato i quadri secondo le nuove indicazioni. Sgarbi, complimentandosi con l'Amministrazione per l'esposizione e lo stato di conservazione delle opere, si è poi recato al centro culturale polivalente “Antonio Librizzi” dove è stato accolto dal responsabile alla cultura Giacomo Miracola che ha illustrato il lavoro svolto in questi anni sulla catalogazione della collezione permanente, donando diverse copie dei cataloghi storici di “Vita e Paesaggio”.
“A Sgarbi è piaciuto anche il caveau dove sono conservati due terzi della collezione – ha dichiarato Miracola – si è complimentato per la struttura e l'allestimento della sede espositiva. Con il critico d'arte abbiamo inoltre parlato delle opere degli artisti che in questi ultimi tre anni sono state ritrovate e ridate alla pubblica visione”. La visita orlandina era comunque iniziata il giorno precedente con l’ importante appuntamento svoltosi a Villa Piccolo, ospite della Fondazione nella nuova “salle de Pyramid per presentare il suo nuovo libro “Il punto di vista del cavallo. Caravaggio”. L’opera è incentrata sulla contemporaneità del pittore e delle sue opere che secondo Sgarbi continuano a vivere grazie alla sensibilità del nostro tempo che gli ha restituito significati e la giusta importanza. “Non sono stati il Settecento o l'Ottocento a capire Caravaggio - ha spiegato Sgarbi- ma il nostro Novecento e nessuno è più vicino a noi, alle nostre paure, ai nostri stupori, alle nostre emozioni, di quanto non sia Caravaggio”.

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