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Don Camillo e Peppone a San Marco d'Alunzio: la contesa dei beni tra parroco e sindaco

Dai portoni chiusi al primo cittadino che diserta le celebrazioni dei santi patroni Marco e Nicola. Il prete risponde non presentandosi alla commemorazione ai caduti.

SAN MARCO D'ALUNZIO. Una volta c'erano Peppone e Don Camillo, ora ci sono il sindaco Amedeo Arcodia e il parroco Salvatore Miracola. Se gli attori Fernandel e Cervi animavano le trame di Guareschi, Arcodia e Miracola agitano San Marco d'Alunzio, centro della cultura nebroidea, uno dei cento borghi più belli d'Italia, autentica perla di fascino, storia e tradizioni. Qui, parroco e primo cittadino "duellano" per alcuni di quei beni che fanno parte dell'immenso patrimonio aluntino: la chiesa del Santissimo Salvatore del monastero benedettino della badia grande, quella di San Teodoro del monastero di badia piccola e quella della Madonna delle Grazie. Sono chiese che rientrano nel fondo edifici di culto istituito dal ministero dell'interno e, dai Patti Lateranensi in poi, sono gestite dall'amministrazione pubblica per la custodia, la valorizzazione e la fruizione turistica, con la possibilità per la curia di esercitare le attività di culto. Fin qui gli atti, adesso i fatti.

Indiscussi e indiscutibili protagonisti sono sindaco Arcodia da una parte e parroco Miracola dall'altra. Negli anni parrocchia e comune hanno mantenuto ottimi rapporti, sottoscritti anche da una convenzione secondo cui l'amministrazione, oltre al contributo per le spese, collabora all'espletamento delle attività. La "guerra" scoppia nel 2011, quando un improvviso sopralluogo di un funzionario della prefettura svelò la volontà di un imminente trasferimento della gestione di quei tre edifici, le chiese del Santissimo Salvatore, di San Teodoro e della Madonna delle Grazie, dal comune alla parrocchia. Da quel momento fu un vero e proprio scontro aperto tra padre Miracola e il sindaco Arcodia che, dopo la celebrazione di un consiglio comunale straordinario, scrisse al prefetto di Messina rivendicando l'impegno dell'amministrazione nella cura e nella valorizzazione delle chiese ed opponendosi con fermezza al trasferimento dei beni alla curia.

La vicenda andò avanti per anni e raggiunse l'apice la scorsa estate, quando gli impiegati dell'ufficio turistico comunale dovettero scusarsi con una comitiva di turisti, rimasti fuori dalle chiese "contese", perché padre Miracola aveva sostituito, senza preavviso le serrature. Alle porte chiuse del parroco, il sindaco Arcodia rispose annunciando l'assenza dell'amministrazione alle solenni celebrazioni in onore dei santi patroni Marco e Nicola, ed a tutte le altre cerimonie religiose. E, infatti, lo scorso 4 novembre, la commemorazione dei caduti è stata celebrata solo dagli amministratori, il parroco lo farà da solo stamattina. Non resta che affidarsi alla musica: "E qui comando io e questa è casa mia…", cantava Gigliola Cinquetti. L’eco è giunto fino a qui.

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