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"Truffa all'Agea", eseguite 5 ordinanze cautelari nel Messinese

TORTORICI. Carabinieri e Gdf, coordinati dalla Procura di Patti, hanno eseguito 5 misure cautelari personali per associazione per delinquere finalizzata a commettere un numero indeterminato di reati di falsi e di truffe ai danni all'Agea (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura), percependo indebitamente circa 800 mila euro fra gli anni 2008 e 2012.

Ai domiciliari sono stati posti Antonia Strangio, 40 anni, rappresentante unico e amministratore del Centro di assistenza agricola Unsic di Tortorici (Me) e Sebastiano Armeli 47 anni, veterinario e consigliere comunale a Tortorici, gestore di fatto dell' Unsic.

Hanno ordine di obbligo di dimora Maria Natalina Strangio, 47 anni, avvocato di Locri, titolare di diverse aziende, moglie di Armeli, Giuseppe Armeli, 31 anni, studente, fratello di Sebastiano, collaboratore dell'Unsic e titolare di diverse aziende agricole. Infine è stato disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Mariella Marino Gammazza, 23 anni, ex collaboratrice dell'Unsic. I primi quattro, con altre 30 persone, sono anche indagati per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso ideologico commesso da privato in atto pubblico.

Le indagini, dicono gli inquirenti, hanno consentito di accertare come ''intorno al Centro di assistenza agricola - Unsic di Tortorici fosse stata data vita a un'associazione che, per istruire le richieste di contributi in assenza dei requisiti, sfruttando aziende intestate agli stessi associati e agli altri indagati, falsificava i titoli di possesso relativi a numerosissimi terreni, nell'assoluta inconsapevolezza dei legittimi proprietari''.

I primi accertamenti sono scaturiti dopo la segnalazione del Comune di Tortorici - proprietario di 800 ettari di terreno destinati a pascolo, bosco o colture produttive - risultati abusivamente inseriti da alcune imprese private nei fascicoli necessari per l'attivazione dei finanziamenti. Nell'istruzione della domanda veniva inserito il conto corrente intestato al patronato sul quale confluivano, così, tutti gli importi dei finanziamenti che venivano, poi, consegnati solo in parte agli effettivi destinatari. Grazie a questo meccanismo sarebbero stati sottratti a coloro che figuravano quali beneficiari circa 300 mila euro, mentre quasi 500 mila euro sono stati ottenuti attraverso la falsificazione dei titoli di possesso dei terreni. Per garantire l'erario, è stato disposto il sequestro preventivo - finalizzato alla confisca per equivalente di beni mobili ed immobili e conti correnti - per quasi 800 mila euro nella disponibilità degli indagati per associazione per delinquere.

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