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Messina, l'Amam: "Non vogliamo altre crisi idriche"

MESSINA. I messinesi restano col fiato sospeso. Dopo l'ultima crisi idrica di sette giorni fa il rischio è che nuovi danni alla condotta del Fiumefreddo provocati dal dissesto idrogeologico possano tornare a lasciare la città a secco. Come tra ottobre e novembre quando per oltre 20 giorni Messina fu costretta a mettersi in fila davanti alle autobotti.

Il presidente dell'Amam Leonardo Termini ha scritto a tutte le istituzioni, comprese le nazionali: "Non è pensabile che l’Amam possa essere additata quale capro espiatorio delle crisi né che debba essere costretta a fronteggiare da sola le criticità con interventi tampone. Occorre, viceversa, procedere operativamente, in modo condiviso istituzionalmente e con la medesima urgenza con cui si deve provvedere al governo delle emergenze, verso la ricerca e la realizzazione di soluzioni stabili a tutela delle persone che vivono in questa città e che hanno pieno diritto di non subire più i disagi patiti in questi ultimi mesi".

L'obiettivo è avere nuovi fonti idriche alternative al Fiumefreddo e con una capacità di almeno seicento litri al secondo quando la condotta che si dilunga dal catanese rimane ko. Sempre il dissesto idrogeologico, due settimane fa, aveva provocato una perdita dalla condotta nel tratto di Fondaco Prete a Forza D'Agrò. Il danno per fortuna è stato riparato in tre giorni ma il futuro preoccupa. Cgil, Cisl e Uil hanno sollecitato gli enti a progettare e farsi finanziare una nuova rete idrica. Per la crisi del mese scorso è ancora in vigore lo stato di emergenza siglato dal governo Renzi che vede a capo dei progetti e opere a Calatabiano, dove si erano verificate le frane che avevano prosciugato Messina, il responsabile regionale della Protezione civile Calogero Foti.

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