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Sullo Stretto rapaci rari e a rischio: avvistata anche un’aquila imperiale

Registrato un elevato numero di albanelle pallide, riconosciute tra le specie minacciate d’estinzione. E poi ancora il falco cuculo e il lanario. Resteranno fino a luglio, quando poi ripartiranno verso l’Africa

MESSINA. Boom di avvistamenti sullo Stretto di Messina.

L’area, infatti, è interessata da un flusso migratorio costante che vede l’arrivo sull’Isola di rapaci rari che, ogni anno, richiamano sul luogo numerosi turisti e visitatori appassionati di birdwatching o semplicemente curiosi di vedere così tante specie che transitano in una singola giornata.

Il fenomeno della migrazione occupa un arco temporale molto lungo, con picchi di presenze tra la fine di aprile e il mese di maggio.

A metà luglio, le specie tornano in Africa e avviene la cosiddetta «migrazione post nuziale», che segue gli accoppiamenti e, per i giovani volatili, rappresenta il primo viaggio.

«Quest’anno – spiega Anna Giordano, volontaria dell’Associazione mediterranea per la natura - abbiamo avuto un incredibile numero di alba nelle pallide, che si aggira intorno ai 120 esemplari. Sono tra i rapaci più minacciati d’estinzione a livello globale, ma sono anche tra i padroni del cielo più affascinanti, soprattutto i maschi con la loro eleganza innata. Di questa specie riusciamo ad avvistare, però, solamente una parte degli esemplari, poiché hanno un’ottima capacità di volo e possono eludere le rotte principali che seguono, invece, gli altri rapaci veleggiatori».

Avvistata anche l’aquila anatraia maggiore e un giovane di aquila imperiale, che ha rappresentato un vero e proprio orgoglio per la Sicilia, dal momento che la specie è molto rara e si contano circa 600 coppie in tutto il mondo.

La migrazione ha portato anche, come di consueto, il falco grillaio che, al pari dell’albanella, è una specie minacciata a livello globale. Lo Stretto di Messina si conferma essere, così, una delle rotte migratorie più importanti in primavera, contando, quest’anno, circa 25 specie diverse.

«Poi – prosegue Anna Giordano – abbiamo assistito al passaggio del falco cuculo, del falco lanarioe del falco sacro. Consigliamo a tutti di venire a farci visita, ma avvertiamo: ogni giorno la migrazione è diversa dall’altra. Ciò dipende molto dalle condizioni climatiche del Canale di Sicilia. Il 2 maggio, per esempio, abbiamo avvistato 8 mila rapaci in un giorno, di cui 2 mila hanno sorvolato il cielo sotto il diluvio. I rapaci, e non solo, infatti, si concentrano sugli stretti per la creazione delle correnti ascensionali, che vengono sfruttate per attraversare il mare dove, altrimenti, le specie sarebbero costrette al volo battuto. La rotta per giungere a destinazione è vulnerabile, poiché si attraversano ambienti ostili, come i 1500 km del deserto del Sahara e uno spazio marino, di ben 159 km dal punto più stretto, che separa l’Africa dalla Sicilia».

Ancora un successo, quindi, per l’equipe dell’associazione che, anche quest’anno, ha registrato il picco di presenze in pochi mesi:

«Il fenomeno della migrazione – spiega Deborah Ricciardi, presidente dell’Associazione mediterranea per la natura - è una costante sullo Stretto di Messina. Siamo orgogliosi perché ci troviamo in una situazione dove l’ambiente da una possibilità di crescita,ma c’è ancora, purtroppo, chi la ignora. L’Unione Europea ha riconosciuto lo Stretto come una Zps, Zona a protezione speciale. Ciò dovrebbe far capire che non servono grandi opere per brillare, dal momento che abbiamo già quello che serve e che è compatibile con uno stile di vita orientato alla natura, dove tutti si rifugiano quando sono alla ricerca di pace e relax».

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