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Le pietre sulla strada, gli spari e le molotov pronte: ricostruito così l'agguato ad Antoci

La lettera anonima inviata nel dicembre 2014 a Giuseppe Antoci

PALERMO. Un commando di quattro, forse sei persone, equipaggiate con armi da fuoco e molotov. Inoltre uno dei banditi potrebbe essere rimasto ferito, lo dicono le tracce di sangue trovate nella zona.

La ricostruzione dell'attentato di ieri al presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, è stata lunga e alcuni dettagli sono stati svelati proprio dal diretto interessato e dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, che nel pomeriggio ha voluto incontrare i giornalisti per esprimere la sua solidarietà ma anche per lanciare un attacco ben preciso: "Ci sono veterinari del sistema regionale compiacenti con i mafiosi dediti alla macellazione clandestina. Lo dico con certezza, senza temere denuncia. C'è una inchiesta aperta dalla magistratura e la mafia lo sa".

La sparatoria con la scorta è scoppiata intorno all'una di notte. "Dormivo e mi sono svegliato - ha ricordato ancora il presidente del Parco - quando l'auto ha rallentato perché c'erano pietre in strada. Subito dopo ho sentito gli spari contro la macchina. Poi ho sentito arrivare un'auto: era quella del vicequestore Manganaro, partito da Cesarò cinque minuti dopo di noi. Insieme all'uomo che era con lui ha risposto al fuoco, e così ha fatto la mia scorta".

Ancora il ricordo di Antoci, al quale la prefettura di Messina ha deciso ieri di rafforzare la scorta: "Credo che i banditi fossero quattro, forse sei. Sono state trovate anche due molotov inesplose. E' probabile che volessero incendiare l'auto obbligandoci a scendere". Poi il trasferimento in ospedale, dal quale è poi uscito all'alba, intorno alle 5,30 del mattino: "Ho visto mia moglie, i miei figli e i miei genitori anziani.

Anche Crocetta ha parlato delle molotov: "E' chiaro che l'attentato è stato preparato nei dettagli - sostiene il governatore - La banda, dopo aver sparato, non ha avuto il tempo di lanciare le molotov per la reazione dei poliziotti che hanno risposto al fuoco".

Tracce di sangue sono state trovate dagli investigatori nel luogo dell'agguato fallito: "Il sangue - sostiene Crocetta - sarebbe di uno dei componenti del commando di fuoco rimasto ferito durante la sparatoria".

Antoci proveniva da Cesarò dove aveva partecipato a un'iniziativa del sindaco Salvatore Calì che doveva presentare il progetto di rivalutazione di un vecchio albergo che si trova nel parco. All'iniziativa avevano partecipato anche il questore di Messina Giuseppe Cocchiara e il commissario Manganaro. Dopo la cena Antoci è salito sull'auto blindata diretto verso casa a Santo Stefano di Camastra e casualmente Manganaro lo seguiva con la propria auto: per questo è stato coinvolto nella sparatoria.

Dopo la nomina nell'ottobre 2013 a presidente del parco sono state già due le intimidazioni ad Antoci: nel dicembre 2014 una lettera con scritto ''finirai scannato tu e Crocetta''; nel dicembre 2015 nel centro di smistamento postale di Palermo furono trovate due buste con proiettili: una indirizzata ad Antoci l'altra al dirigente del commissariato di Sant'Agata di Militello Daniele Manganaro.

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