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Santo Stefano, reperti bloccati dalla burocrazia

SANTO STEFANO DI CAMASTRA. Burocrazia e archeologia, un binomio tanto necessario quanto carico di insidie. Confitti di attribuzione, sfere di competenza e mancanza di risorse creano un limbo in cui i tesori scoperti o rinvenuti restano sospesi.

Succede a Santo Stefano, in contrada Vocante, dove nel 2008, tra terra e sterpaglie, appare qualcosa di prezioso. Si tratta di un mosaico di età greco-romana, "un lacerto musivo pavimentale lapideo tessellato bicromo (fine II - inizio III secolo d.C.)" e di numerosi frammenti di elementi architettonici (conci lapidei, tegole fittili, soglie in marmo, affreschi e stucchi parietali) che ipotizzano la presenza di una vera e propria villa romana, riconducibile forse ad un ricco possidente del senato mistrettese, attiva dagli inizi del II fino al pieno IV secolo d.C. poi obliterata dall' abbazia basiliana di Santa Maria del Vocante.

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