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"False fatture per 9 milioni", sequestri e tre misure cautelari nel Messinese

TAORMINA. Scoperto un giro di  false fatturazioni emesse da cinque aziende della provincia di Messina attive nel settore edile. I finanzieri della di Taormina hanno smascherato un giro di fatture da nove milioni di euro per operazioni inesistenti. I militari  hanno dato esecuzione a tre ordinanze di  custodia cautelare nel messinese, nell’ambito dell’operazione “Case fantasma”. E’ stato anche sequestrato un patrimonio di oltre due milioni di euro pari al consistente danno subito dal fisco.

Le misure cautelari degli arresti domiciliari sono state emesse dal Gip del Tribunale di Messina per i fratelli Giovanni Cucuzzella, di 40 anni, e Salvatore Cucuzzella, di anni 32, imprenditori di Sant’Alessio Siculo attivi da molti anni con la srl “Gruppo Cucuzzella” nel settore del commercio di materiali edili, ferramenta, rivestimenti per interni, arredo bagno, e Gioacchino Scattareggia, di anni 52, anch’egli imprenditore specializzato nel settore della carpenteria metallica.

Nel corso della stessa operazione, le fiamme gialle hanno notificato il divieto di esercitare l’attività imprenditoriale a Anna Scattareggia, di anni 56, sorella di Gioacchino Scattareggia e  Giuseppe Lo Giudice,  di anni 39, costruttore del messinese.

Le Fiamme Gialle hanno inoltre sottoposto a sequestro diversi beni immobili  nei comuni di Messina, Santa Teresa Riva, Spadafora, Mongiuffi Melia, alcuni rapporti bancari e postali quote di partecipazione, pari complessivamente al 74.58% del capitale sociale della Gruppo Cucuzzella S.r.l..

La complessa attività investigativa è stata avviata nel 2014 dai finanzieri di Taormina a seguito di una verifica fiscale nei confronti della “Lo Giudice Costruzioni S.r.l.”, che ha permesso  di scoprire il gruppo criminale.

I finanzieri  hanno successivamente avviato vere e proprie indagini di polizia giudiziaria, anche a mezzo di intercettazioni telefoniche, che hanno permesso di scoperchiare un ingente giro di false fatturazioni. In alcuni casi, le fatture venivano letteralmente “autoprodotte” dagli indagati, che le intestavano a soggetti assolutamente inconsapevoli i quali, paradossalmente, avevano già  cessato l’attività da diversi anni, dal 2010 al 2014.

Gli indagati hanno utilizzato il rilevante giro di false fatturazioni per evadere l’imposta sul valore aggiunto e le imposte sui redditi per un ammontare complessivo di oltre due milioni di euro.

I finanzieri hanno scoperto anche  i movimenti dei mezzi utilizzati per i finti trasporti della merce dai clienti ai fornitori, così come attestato nella documentazione contabile, riscontrando pure incongruenze tra i chilometri effettivi esistenti tra un deposito e l’altro di materiale e quelli effettivamente percorsi su tragitti totalmente diversi.

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