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Il bello delle Rocce, "Incantesimo" per Pepi

La mostra - che si inaugura mercoledì alle 19 - al Castello di Mola precede di un giorno l’inaugurazione ufficiale delle Rocce di Mazzarò, progetto del «padre» della Fiumara d’Arte Antonio Presti

CASTELMOLA. C’è una finestra di spanne colorate da cui si vede il mare, c’è l’agave che si intrufola tra le rovine, c’è la roccia che si colora con la luce del tramonto e, con uno sbuffo, virtualmente ti lascia indietro.

Perché le pietre alla fine, parlano; e le immagini riescono a raccontare il sogno di un uomo, a scrollarsi di dosso le brutture del tempo dimenticato.

È stato questo il lavoro di Giovanni Pepi: sfrangiare l’impegno etico e calarlo in un contorno di bellezza naturale che fa dimenticare la mano dell’uomo.

È Castelmola, arrampicata sulla rocca sopra Taormina, ad ospitare L’incantesimo, la mostra fotografica che racconta la rinascita delle Rocce di Capo Mazzarò, il nuovo progetto di quel sognatore che è Antonio Presti. La mostra - che si inaugura mercoledì alle 19 - al Castello di Mola precede di un giorno l’inaugurazio - ne ufficiale delle Rocce e apre una serie di esposizioni fotografiche dedicate alla memoria del poggio taorminese, alla dolce vita degli anni ‘60 e all’impegno di Antonio Presti e della Fondazione Fiumara d’Arte sul territorio siciliano.

«La rigenerazione delle Rocce è la chiave per inaugurare un nuovo percorso di bellezza e impegno etico per tutto il comprensorio taorminese – spiega Presti - un progetto rivolto soprattutto ai giovani, agli artisti e ad un popolo che mai dovrà arrendersi alla mediocrità del quotidiano».

Giovanni Pepi ha sposato il progetto di Presti sin dalla fase di ideazione e ora è al fianco del mecenate nella realizzazione.

«Antonio vorrebbe far risorgere la bellezza dei luoghi - racconta Pepi - e per farlo, deve consegnare alla memoria i luoghi come sono adesso. Castelmola è una scelta dovuta: da qui parte il progetto di coinvolgere tutti i comuni del territorio, come è avvenuto attorno alla Fiumara d’arte di Castel di Tusa. Presti mi ha chiesto di documentare lo stato dei luoghi, io sono stato colpito dalla sua chiave visionaria: raccontiamo la bellezza che, malgrado il degrado, cerca di affermarsi oltre le rovine».

Pietre, mare, agavi, fichidindia possiedono la forza della natura: è questo l’incantesimo che dà il titolo alla mostra.

Riaffermare la bellezza, farla risorgere e attingere da essa la carica necessaria per far volare i sogni.

«Cerco sempre l’aspetto inedito della realtà, quel gioco di luci e ombre che resta celato ad uno sguardo distratto - aggiunge Pepi - da ogni stanza buia di queste case a strapiombo sul mare, una finestra mostra il silenzioso duello tra la vegetazione e la negligenza dell’uomo. Il progetto artistico di Antonio Presti farà nuovamente affiorare la magnificenza da un luogo sottratto per troppo tempo alla collettività».

È lo scrittore Roberto Gervaso a introdurre la mostra: «Pepi sviscera tutto quel che si vede, e questo è normale. E quello che non si vede. Rivela, in modo magnifico, grazie alla capacità introspettiva e alla sensibilità cosmica, il potere creativo e suggestivo delle cose. Il progetto della mostra è stato sposato dall’amministrazione castelmolese, dal sindaco Orlando Russo, dall’assessore alla Cultura Eleonora Cacopardo e dal direttore artistico del Castello di Mola, Giuseppe Filistad.

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