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Spente le polemiche, la «Vara» attraversa Messina tra fede e folclore

MESSINA. Millecinquecento mani aggrappate a due lunghissime corde. Uno sforzo immane, per trascinare attraverso quattro chilometri di strade cittadine una macchina votiva alta 13 metri e mezzo e pesante qualcosa come otto tonnellate.

Attorno, centomila persone o poco meno, a dar forza ai tiratori al grido di «Viva Maria». È storia, tradizione, cultura popolare e devozione, la processione della «Vara», che da cinque secoli accende il Ferragosto messinese.

La vigilia di quest’anno è stata movimentata da tante piccole polemiche dal sapore più politico che concreto, ma alla fine in strada è filato tutto liscio, come sempre. Perché in fondo, la Vara è il simbolo di Messina, e forse anche per questo sembra la metafora perfetta della città.

Abile a interrogarsi e confrontarsi, a volte anche con toni piuttosto accesi, ma capace anche di ricompattarsi e remare (anzi, tirare) nella stessa direzione, almeno per un giorno.

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