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Il tesoro dei Genovese, ridotto il sequestro

Francantonio e Luigi Genovese

MESSINA. Il tribunale del Riesame di Messina conferma, annullando in parte, il sequestro che era stato disposto nei confronti di Francantonio Genovese, deputato nazionale di Forza Italia e di alcuni suoi familiari tra cui il figlio Luigi, neo eletto all’Assemblea regionale siciliana. I giudici decidendo sul ricorso contro il sequestro preventivo per equivalente di conti correnti, beni immobili e società, hanno deciso di annullare per le ipotesi di riciclaggio.

Le indagini, svolte dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza sono sfociate nel sequestro preventivo disposto dal gip Salvatore Mastroeni su richiesta della procura di Messina diretta dal procuratore capo Maurizio De Lucia. Contro questo provvedimento la difesa ha presentato ricorso al Riesame. Il Tribunale accogliendo parzialmente le richieste ha annullato il provvedimento in relazione ad alcuni capi ed ha individuato «in relazione ai restanti reati rispettivamente ascritti ai ricorrenti l’importo complessivo suscettibile di sequestro diretto o per equivalente in 4.372.000 euro e, per l’effetto, riduce il sequestro nei confronti di Francantonio Genovese fino alla concorrenza di tale importo».

Dunque cambia parzialmente il quadro dopo il passaggio davanti al tribunale del Riesame, i giudici hanno anche confermato il sequestro dei beni immobili «fino al valore di 953.343,75 euro, delle quote societarie della L&G Group srl del ricorrente Luigi Genovese con relativo compendio aziendale, delle partecipazione societarie della Ge.Pa srl in capo a Luigi Genovese». Infine i giudici hanno disposto la restituzione dell’eccedenza eventualmente sequestrata rispetto agli importi indicati. Lo scorso 23 novembre era scattato il sequestro dei beni fino ad un valore di poco più di 20 milioni di euro.

«Per tutte le ipotesi di riciclaggio contestate, il sequestro è stato revocato- spiega in una nota l’avvocato Nino Favazzo, legale di Genovese - per i giudici del Riesame di Messina, residua solo il fumus del delitto di sottrazione al pagamento delle imposte, più di 4 milioni». L’avvocato Favazzo sottolinea che la «lettura del dispositivo, depositato a due giorni dalla lunga camera di consiglio nel corso della quale la difesa ha contestato punto su punto il decreto di sequestro, dice a chiare lettere che nessuna ipotesi di riciclaggio sussiste, in relazione alle somme detenute, sin dagli anni ‘70, in paesi esteri dal senatore Luigi Genovese, trasferite negli anni al figlio Francantonio e da questi rimpatriate». Sulle somme detenute all’estero che Genovese avrebbe ricevuto dal padre, già nel 2015 il parlamentare era stato sentito dagli investigatori sostenendo che quei fondi si trovavano all’estero fin da quando lui era molto piccolo, aveva circa un anno.

«Il Tribunale del Riesame – prosegue l’avvocato Favazzo - ha accolto in pieno la tesi difensiva della insussistenza del delitto di riciclaggio contestato a tutti i miei assistiti, confermando il sequestro solo in relazione alle residue ipotesi di sottrazione al pagamento delle imposte». Secondo il legale sono «due ed entrambi importanti, dunque, i risultati ottenuti in questa prima fase di contraddittorio: la esclusione delle condotte di riciclaggio e la drastica riduzione dell’ammontare del sequestro, da 16 a 4 milioni circa di euro». Chiuso il capitolo davanti al tribunale del Riesame la difesa annuncia che intende ricorre anche in Corte di Cassazione. «Dopo il deposito della motivazione - conclude l’avvocato Favazzo - ricorreremo senz’altro in cassazione per vedere annullato, nella sua interezza, il provvedimento cautelare».

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