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Piccola eruzione nello Stromboli, l'Ingv monitora il vulcano

Foto d'archivio

STROMBOLI. Si è osservato ieri un cambiamento nell’attività delle bocche eruttive dello Stromboli: una che si trova nell’area craterica nord ha iniziato a produrre piccoli lanci, quasi continui, di brandelli di lava fluida. Lo dice l'Ingv.

«Tale attività, conosciuta come spattering, - spiega una nota - spesso è accompagnata dalla formazione di piccole colate di lava. Verso le 14.00, un team di ricercatori e tecnici dell’Osservatorio Etneo, la sezione di Catania dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), ha osservato come da due delle bocche si siano formati piccoli flussi lavici, che hanno cominciato a riempire la depressione craterica, al cui interno si trovano le tre bocche attive». La lava ha colmato la depressione e ha dato inizio a una tracimazione sul suo orlo settentrionale, generando un trabocco lavico che si è riversato sull'alto versante settentrionale della Sciara del Fuoco. Poche ore dopo, l’attività di spattering è rapidamente diminuita e nel tardo pomeriggio il flusso lavico si è arrestato.

Quindi continua la spettacolare eruzione dello Stromboli che ormai perdura da diverse settimane. L'attività stromboliana, con lancio di lapilli incandescenti e fuoriuscita di lava che dalla sciara del fuoco si riversa in mare, è seguita dall’Ingv e anche dalla Protezione civile.

Nel cratere nord-est si è anche registrato un repentino aumento di tutti i parametri monitorati. Il tremore sismico è su valori molto alti ed è accompagnato da un forte aumento delle pressioni infrasoniche. Sul cratere più esplosivo delle Eolie è anche partito l’esperimento detto «Bacio» organizzato a Stromboli dal Laboratorio Alte Pressioni Alte Temperature dell’Ingv nazionale. Sono state prese in considerazioni le modificazioni morfologiche avvenute nell’area dei crateri. Dopo 12 mesi dal precedente esperimento, l’attività alle bocche attive e le dimensioni delle stesse sono state paragonate. Una trentina di ricercatori italiani e stranieri provenienti dalle università di Germania, Regno Unito e Usa hanno partecipato ai lavori. Sono state usate quattro telecamere ad alta velocità e ad alta risoluzione e due telecamere termiche sincronizzate per osservare le bocche attive e altre zone del vulcano irraggiungibili per i pericoli connessi all’attività esplosiva del vulcano. E’ stato anche realizzato un modello digitale ad alta risoluzione dell’area sommitale del vulcano delle Eolie.

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