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Parco dei Nebrodi, battaglia legale sulla chiusura del rifugio

Magda Scalisi

Chiude i battenti il Rifugio del Parco di San Fratello. Lunedì scorso, Magda Scalisi ed il padre Salvatore, legale rappresentante della società cooperativa Karasicilia, che gestiscono dal 2016 la struttura ricettiva nel bosco della Miraglia, tra San Fratello e Cesarò, alla presenza dei loro avvocati, hanno consegnato le chiavi del rifugio, al commissario del Parco dei Nebrodi, Luca Ferlito, accompagnato da alcuni dipendenti.

A giugno l’Ente Parco ha avviato la procedura giudiziaria di sfratto per morosità, il canone di locazione non è pagato da due anni, per un ammontare complessivo pari a 72 mila euro, nei confronti della cooperativa Karasicilia, conferendo l’incarico legale all’avvocato catanese Giovanni Arcifa. Il contratto, stipulato nel 2016, prevede la corresponsione della somma di 36 mila euro annui, che avrebbe dovuto essere versata in rate semestrali anticipate.

Da due anni a gestire la struttura, immersa nel cuore dei Nebrodi, è l’associazione temporanea di scopo di cui è mandataria la cooperativa Karasicilia. Alla base del contenzioso con il Parco, titolare del rifugio, con 50 posti letto, ristorante da 150 coperti e sala convegni, ristrutturato e riaperto nel 2008, grazie ad un finanziamento dell’assessorato regionale Territorio ed Ambiente, ci sarebbero le condizioni della struttura all’atto della consegna e, l’esecuzione di alcuni interventi, alcuni dei quali eseguiti dalla stessa impresa che la gestisce.

«La decisione di questa cooperativa - affermano Magda e Salvatore Scalisi - di rilasciare il Rifugio del Parco all’Ente Parco dei Nebrodi, non fa seguito alle procedure di sfratto avviate dall’Ente, ma al rilascio di una diffida da parte del comando dei Vigili del fuoco di Messina, ignorata dallo stesso Ente Parco. Così come lo stesso ente ad oggi non ha rilasciato le altre certificazioni, obbligatorie per legge, nonostante lettere e diffide di avvocati».

«Non siamo – prosegue Magda- nelle condizioni di legge per operare, pertanto rimettiamo alle autorità competenti ogni utile decisione sulla situazione determinatasi». Sull’argomento il commissario Luca Ferlito preferisce al momento, non rilasciare alcun commento, attendendo la celebrazione dell’udienza, che dovrebbe svolgersi, il prossimo mese di settembre.

«Già nel 2016 - dice Salvatore Scalisi - notificammo al Parco alcune Pec , segnalando le condizioni dell’immobile, non rispondenti al bando, per la sussistenza di criticità, legate ai sistemi energetici, con l’impianto a pannelli fotovoltaici non efficiente e per il quale risultavano necessari interventi strutturali. Non intendiamo pagare nessun affitto, la struttura non è stata consegnata, come avrebbe dovuto essere, abbiamo sostenuto delle spese per apportare delle migliorie all’immobile».

«Il rifugio - precisa Magda Scalisi - è chiuso dallo scorso 28 gennaio, con gravissimi danni economici e d’immagine per questa azienda. I nostri legali chiederanno la risoluzione del contratto, abbiamo sopportato delle spese per migliorare l’immobile».

Lo scorso mese di marzo il commissario dell’Ente Parco aveva chiesto un parere legale allo stesso avvocato Arcifa che a seguito di verifiche effettuate da un tecnico di fiducia dell’Ente, verificò come gli interventi eseguiti dall’impresa conduttrice, comportassero «una spesa inferiore a quanto già pattuito nel contratto, e, in ogni ipotesi, di gran lunga inferiore ai canoni già maturati». Il Parco avviò dapprima un tentativo di componimento bonario, non avendo avuto seguito le trattative con la controparte, rappresentata dall’avvocato Salvatore Aloisi, ha avviato le procedure di notifica della citazione per la convalida dello sfratto per morosità.

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