MESSINA. Torna immancabile, ogni anno, l'appuntamento con la memoria storica. Con la tragedia del 28 dicembre 1908, che fu uno spartiacque per la città dello Stretto, con un "prima" e un "dopo" che mai nessuno, in terra peloritana, dimenticherà. Questa volta, la rievocazione del funesto evento, che fece sparire tra le macerie circa 60.000 persone nel centro urbano e almeno 40.000 in provincia e sulla sponda calabra, è stata più emotivamente sentita ed anticipata di qualche giorno. Ci ha pensato la solita terra ballerina, che ha fatto tremare Messina, con un sisma di magnitudo 4 e una serie di altre scosse di assestamento. É accaduto lunedì 23, alle 5.20, stessa ora del 1908. Una coincidenza inquietante, ma, per fortuna, senza alcun danno. Un pensiero ingombrante, da rimuovere scaramanticamente. Una paura ancestrale, atavica, che fa parte del dna dei messinesi, ma che non è mai abbastanza forte, da superare le dichiarazioni di intenti per piani di protezione civile, monitoraggi di torrenti cementificati e di edifici e sopraelevazioni non sempre rispettosi delle norme antisismiche. Messina è classificata come zona A1, ad elevato rischio. È risaputo, senza dover scomodare il celebre sismologo Giuseppe Mercalli, che dopo il 28 dicembre 1908, introdusse, nell'omonima scala che misura l'intensità di un terremoto, in base agli effetti, l'undicesimo grado, ovvero terremoto catastrofico, mentre il geografo Mario Baratta tracciava le mappe sulla distribuzione delle rovine, pari a circa il 91 per cento.