MESSINA. La Dia, dopo l'ordinanza del tribunale di Messina, ha eseguito la confisca del patrimonio, per un valore stimato di 25 milioni di euro, all' imprenditore Antonino Lamonica, sospettato di contiguità con esponenti di spicco di gruppi mafiosi della fascia tirrenica-nebroidea della provincia di Messina. A suo carico è stata anche disposta la sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per 2 anni. Il Tribunale ha accolto le richieste della procura messinese dopo le indagini della Dia sull'imprenditore di Caronia (Messina). Alla base delle indagini anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano, ex capo della cosca mafiosa dei «Mazzarroti». Bisognano, nel ricostruire gli assetti mafiosi nella zona di Barcellona tra il 1980 e il 2008, ha sottolineato che Lamonica era un imprenditore molto vicino al pluripregiudicato Giuseppe Lo Re. Questa contiguità - secondo gli inquirenti - consentiva a Lamonica e al suo gruppo societario l'aggiudicazione, in spregio delle normali regole di concorrenza, di lucrosi appalti e subappalti, come è avvenuto per il completamento dell'autostrada «A20 ME-PA» e per i lavori di metanizzazione di alcuni Comuni nebroidei. Per il Tribunale di Messina Lamonica sarebbe «contiguo a sodalizi mafiosi presenti nella zona nebroidea della provincia di Messina che agisce secondo i consueti canoni dell'intimidazione e della prevaricazione, mirando ad inserirsi a pieno titolo nella costruzione dell'autostrada Messina-Palermo, tra Furiano e Santo Stefano di Camastra, ottenendo indebiti benefici economici che riuscivano a imporre sul mercato in spregio alle regole della libera concorrenza, come dimostrato dall'episodio dell'estorsione ai danni del Consorzio Caronia Uno». La confisca ha interessato 5 imprese, con i relativi patrimoni aziendali, una BMW «X6» e una «Audi A6 3.0» e rapporti finanziari.