MILAZZO. L'incuria continua a dominare intorno ai vecchi mulini di Patti, un tempo fonte di lavoro per molti cittadini, oggi importanti monumenti in pietra al cui interno si trovano ancora dei reperti che tramandano buona parte della storia ultra millenaria del territorio. Resti che testimoniano produttività ed architettura di una civiltà industriale che vanno assolutamente conservati.
Sembra che i testimoni di importanti tranche della storia poco interessano specie a chi ha il compito di avviare procedure di conservazione e di esaltazione di passate civiltà agresti e industriali. Degli otto mulini ad acqua che gravitano intorno all'asse fluviale del torrente Provvidenza, quello situato nella zona nuova di Molino Croce, è quello più vistoso ed è la struttura che proprio negli ultimi anni, ha visto l'arbitraria modifica in abitazione a seguito dell'applicazione della legge regionale 38/78. Sono inoltre visibili in mezzo agli archi, baracche abusive, adibite a deposito. È questo l'allarme che viene lanciato dallo studioso sulla storia ultra millenaria della città, Nino Lo Iacono, per salvaguardare dalla completa distruzione, i quattro mulini su otto che ancora rimangono, il quale ripercorrendo a ritroso la storia, mette in evidenza le funzioni importanti che hanno avuto per lo sviluppo della città, nel corso degli anni. ma che adesso a causa dell’assenza e disinteresse della Soprintendenza ed il silenzio del Comune, sono sottoposti ad un continuo e silenzioso degrado.
«Sia chiaro - spiega Lo Iacono - ben vengano le iniziative per il rilancio della parte antica della città, ma nello stesso tempo sarebbe opportuno rivalutare tutte quelle strutture, specie quelle murarie che ancora oggi sono ben visibili, ma che gli interessi di urbanizzazione selvaggia stanno irrimediabilmente per far scomparire ogni traccia della loro esistenza. E dire che fino al 1950 l’economia della città era rappresentata da una articolata attività industriale legata al territorio».
Infatti, consentendo tra l'altro una numerosa occupazione lavorativa, operavano seterie, concerie, fonderie, una grandissima produzione di ceramiche d'uso e terracotte e non ultima una avviata produzione di farina e ben cinque pastifici. I prodotti pattesi venivano esportati in tutto il mondo, la pasta addirittura nelle lontana America. I trasporti più importanti venivano effettuati via mare con una attrezzata flotta mercantile. Da secoli Patti produceva farina nei suoi otto mulini, dei quali resistono ancora i resti di quattro ad acqua. Questi impianti sfruttavano le acque del torrente Provvidenza lungo il quale sono visibili alcune strutture quali due torri, l'impianto interno con la macina e un bellissimo acquedotto su archi in località Molino Croce, oggi nel cuore della zona di espansione, fra cui insiste anche la sede del tribunale.
«Questi monumenti -conclude Lo Iacono - purtroppo oggi risultano completamente abbandonati e si assiste impotente alla loro lenta, ma graduale scomparsa. Il tutto, purtroppo avallato dal completo disinteresse degli enti interessati».