Messina

Giovedì 14 Novembre 2024

Conti del Comune di Messina, riequilibrio verso la bocciatura

MESSINA. La notte trascorsa è stata decisiva per le sorti del Comune. In discussione e votazione in Consiglio la delibera con il Piano di riequilibrio presentato dall'assessore al Bilancio Guido Signorino che, con la bocciatura dell'atto prevista in aula, consentirà all'amministrazione Accorinti di avere altri due mesi di tempo per proporre un nuovo documento di allineamento dei conti e dei debiti e accedere al Fondo di rotazione nazionale per ottenere il prestito statale da rimborsare in dieci anni ed evitare il dissesto economico-finanziario. Resterà in piedi pure la possibilità che Palazzo Zanca ottenga i fondi statali da restituire in trentanni anche per ottemperare ai crediti delle imprese nei confronti dell'ente pubblico. Ieri mattina la commissione consiliare alle Finanze si era astenuta tecnicamente dal rilasciare il relativo parere al Piano Signorino con i soli consiglieri di Cambiamo Messina dal Basso, vicini al sindaco, che hanno votato favorevolmente l'atto. Gli esponenti politici di centrodestra e centrosinistra, la maggioranza, avevano già deciso dopo il parere negativo dei revisori dei Conti di respingere il provvedimento. Quest'ultimi avevano pure bocciato sostanzialmente la precedente idea di Signorino di far respingere dal Consiglio il Piano di Riequilibrio che portava la firma dell'ex commissario Luigi Croce costringendo di fatto l'assessore a proporre un altro Piano solo per strappare, grazie alla Legge di stabilità nazionale, altri sessanta giorni per aggiornare quanto nella notte i politici hanno rispedito al mittente. Il nuovo Piano Signorino non segue quello presentato e approvato da Croce. L'atto contiene debiti certi, liquidi ed esigibili con un deficit di 133 milioni di euro ma con i crediti richiesti a Palazzo Zanca ma ancora oggetto di numerosi contenziosi la cifra sale a circa 500 milioni di euro. Per recuperare risorse economiche e risparmiare Signorino ha inserito il piano di risparmio energetico con una previsione di circa 3 milioni di euro l’anno; il piano di alienazione degli immobili, che rispetto a quello targato Croce è sceso da 43 a 30 milioni di euro e una rimodulazione delle zone catastali con una previsione di introiti di 40 milioni di euro. Ma la bocciatura è scontata con la via della proroga di sessanta giorni già disegnata. Nella maggioranza di centrosinistra il clima è di quelli freddi per via di dover rattoppare un vestito consegnato sul filo di lana. Se nella notte il Consiglio non dovesse votare il Piano, sia favorevole che contrario, sarebbe dissesto per l'ente pubblico. I mal di pancia dei gruppi politici contro l'amministrazione per i ritardi nel presentare uno degli atti, se non il principale, anti crack finanziario sono molti. I capigruppo dei Democratici riformisti e del Nuovo Centrodestra, ad esempio, avevano chiesto un incontro urgente al sindaco Accorinti insieme ai deputati regionali di riferimento, Beppe Picciolo, Marcello Greco e Nino Germanà prima della seduta consiliare per chiarire il percorso politico e tecnico del Piano di Riequilibrio Finanziario. Anche nel partito democratico il capogruppo Paolo David, nei giorni scorsi, aveva sollecitato la giunta ad adottare in tempo atti molto importanti per la stabilità economica dell'amministrazione che altrimenti dovrà ricorrere al dissesto. I consiglieri vogliono analizzare le carte e proporre prima di votare ma anche con l'ultimo Piano di Riequilibrio, comunque bocciato, si è ripetuto quanto già visto con il bilancio di previsione 2013 e le misure urgenti estive sul contenzioso tra Ato3 e Messinambiente.

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