VULCANO. «Il depuratore ai piedi del cratere, la vasca dei liquami nel laghetto naturalistico. Nell'isola è scempio…». Il consigliere comunale Pietro Lo Cascio, della Sinistra Eoliana, rincara la dose dopo che anche alcuni cittadini, in testa la "parigina-liparota" Christine Berart avevano contestato la scelta dei siti e soprattutto i «dati che sarebbero gonfiati, sia per il consumo di acqua che per presenza di cittadini» con un esposto inviato anche all'Unesco che domani si riunirà per esaminare il «caso Eolie». «A Vulcano le ruspe stanno cancellando l'ultima zona umida che ancora sopravvive nell'area a protezione speciale e nel sito Unesco delle Eolie. Quello che sta accadendo è frutto di un progetto realizzato da una società - la Sogesid - direttamente controllata dai ministeri del tesoro e dell'ambiente, e gestito con i poteri emergenziali di un commissario , l'avvocato Luigi Pelaggi, che allo stesso tempo è funzionario di quest'ultimo dicastero. Come è possibile che questo scempio stia avvenendo con un finanziamento pubblico, ossia con soldi stanziati dallo stesso Stato che dovrebbe garantire la tutela dell'ultimo ambiente umido esistente nell'isola e nell'intero comprensorio eoliano?». «È possibile - puntualizza - perché chi ha redatto lo studio di impatto e di incidenza ambientale non ha segnalato la presenza del pantano che esiste nell'istmo tra Vulcano e Vulcanello, classificato come "habitat prioritario" dall'Unione Europea, ed anche perché chi doveva verificare la veridicità dello studio non ha mosso alcuna obiezione in merito agli interventi previsti dal progetto che avrebbero coinvolto il luogo, come se ne ignorasse l'esistenza. È ovvio che la Regione disponesse di tutti gli strumenti necessari per confutare le affermazioni false contenute nello studio, per esempio quel piano di gestione dei siti "Natura 2000" dove l'importanza del pantano viene sancita a chiare lettere. Ma non lo ha fatto, concedendo le autorizzazioni ambientali senza proferire parola sul pantano, e ciò appare francamente incomprensibile. A pochi metri da un habitat prioritario, dunque, una vasca di sollevamento liquami del realizzando depuratore - stando a quanto affermato nello studio - non produrrà alterazioni ambientali, né disturbo alla fauna, né infine alcuna riduzione al valore conservazionistico del sito: tutto ciò, semplicemente, perché in questo Paese basta scrivere una falsità per trasformarla in uno stato di fatto. Ma la realtà è ben diversa. La vasca rischia di pregiudicare le caratteristiche naturali del luogo, sottraendo spazio alle dune di sabbia, ai canneti che offrono riparo agli uccelli durante le migrazioni o nel periodo invernale, ma soprattutto di interferire con il corpo idrico del pantano, cancellandone irrimediabilmente ogni traccia in pochi anni. Dove non era riuscita l'espansione urbanistica e turistica di Vulcano, che aveva comunque risparmiato questo piccolo gioiello della natura, arrivano le ruspe del depuratore». Per i due depuratori di Lipari e per i dissalatori delle due isole, il ministero dell'ambiente ha stanziato 50 milioni di euro gestiti dall'ex commissario Pelaggi. Anche per il depuratore di Canneto Dentro i lavori sono iniziati e addirittura mancherebbe l'autorizzazione del Genio civile. Dal 1° gennaio la competenza di tutto l'iter è passata nelle mani della Regione. Secca la risposta del sindaco Marco Giorgianni «le aree sono state scelte dall'ex commissario Pelaggi, ma ricordo che le opere sono necessarie».
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