MESSINA. Il fatto non sussiste. Con questa formula il gup Maria Teresa Arena ha prosciolto medici ed infermieri del pronto soccorso dell’ospedale Papardo accusati a vario titolo di falso e favoreggiamento. Si tratta di Corrado Lamanna, Marco Costa e Tindaro Impalà. La vicenda scaturisce dall’inchiesta sulla morte di Daniele Santamaria avvenuta il 21 aprile 2012. L’uomo morì poco dopo l’arrivo in ospedale a causa di un improvviso malore. Secondo l’accusa Lamanna, medico del pronto soccorso avrebbe attestato nel registro del reparto di aver visitato il paziente alle 4,35 riscontrando uno stato di shock, cianosi periferica ed uno stato comatoso quando invece lo avrebbero fatto tra le 4,40 e le 4,50. Una differenza di appena cinque minuti. Costa, infermiere di sala era accusato di aver attestato falsamente nella scheda di accettazione di aver effettuato alle 4,31 la misurazione della pressione arteriosa, saturazione e frequenza cardiaca e di aver apposto tali dati nella scheda dopo la formazione dell’atto. Infine Impalà , sentito dai carabinieri avrebbe affermato che l’infermiere, dopo la registrazione del paziente, dopo le 4,30 aveva provveduto a rilevare i parametri vitali del paziente. Tutti sono stati prosciolti. Nella difesa sono stati impegnati gli avvocati Giovanni Caroè e Maristella Bossa.