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Scandalo sulla Formazione a Messina, i corsisti «scambiati» fra gli enti

Dall’inchiesta di Messina viene fuori, per il gip, un «commercio» degli allievi. A volte in cambio una quota di finanziamenti. Le intercettazioni svelano i patti fra i gestori. «Pacchetti girati come voti in una campagna elettorale inquinata», scrive il giudice per le indagini preliminari

MESSINA. La formazione professionale - nello spaccato che emerge dalle pagine dell'ordinanza sull'inchiesta della procura di Messina che ha portato alla richiesta di arresto per il deputato Francantonio Genovese ed ai domiciliari altre quattro persone - sembra un sistema dove i corsisti sono ridotti a «oggetti di scambio». Il gip Giovanni De Marco parla di «una intensa attività volta ad una sorta di "commercio” dei corsisti», come ricostruito sulla scorta delle intercettazioni disposte dalla Procura di Patti. Le indagini, indatti, si sono arricchite delle risultanze di alcune intercettazioni disposte nell'ambito di un altro procedimento. «Dovrebbe essere il corsista a cercare l'ente - si legge nell'ordinanza - ed il corso di formazione di cui abbisogna». Invece, già nelle precedenti indagini era emerso «come siano i gestori degli enti ad inseguire i potenziali corsisti, anche a costo di offrire loro regalie e vantaggi economici». In questa indagine viene fuori un altro aspetto che il gip nell'ordinanza spiega così: «Dalle intercettazioni avviate dalla Procura di Patti si coglie lo spaccato di un metodo assai più sistematico e radicale: si scopre che i corsisti vengono scambiati a "pacchetti" come voti in una campagna elettorale inquinata.  Ed a fronte di un pacchetto di corsisti si è disposti a corrispondere addirittura una quota dei finanziamenti ottenuti dalla Regione. Le vicende, pertanto, divengono emblematiche del reale valore del sistema "formazione", il quale viene gestito non allo scopo di rendere un servizio disinteressato alla collettività, bensì con il precipuo fine di conseguire arricchimenti personali mediante l'illecita appropriazione di quote consistenti dei finanziamenti, che, evidentemente, solo in parte vengono utilizzati per far fronte ai costi reali dell'attività formativa».
Esplicite in questo senso sono le intercettazioni a partire da maggio 2012 in uno dei gestori racconta di aver saputo di 17 apprendisti in cambio di una percentuale di finanziamenti. Infine, il 18 maggio lo stesso contatta un interlocutore di Patti, «offrendogli la disponibilità di due apprendisti per la categoria fabbri che egli non poteva inserire in nessun corso». La risposta: «L’aula la posso fare a Patti o a Siracusa, sono sincero... ridono... perché poi..., parlando con il consulente, a te lo dico chiaramente l'accordo che facciamo noi, ascolta, a noi interessa vendere l'apprendista lo capisci questo no?».

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