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Autorità portuale, la controproposta: «Messina gestisca le coste calabresi»

MESSINA. Sul destino dell’Autorità portuale di Messina non è stata ancora scritta la parola fine. Il network di associazioni «Vento dello Stretto» con una lettera aperta inviata al ministro ai Trasporti ed alle infrastrutture, Maurizio Lupi, ed al vice ministro, Riccardo Nencini, mantiene alta l’attenzione sul dibattito, dichiarandosi contrario all’ipotesi di soppressione delle due Authority dello Stretto e di Milazzo, prevista dal nuovo piano di riorganizzazione nazionale, e del successivo accorpamento al distretto di Catania. Una netta opposizione sostenuta anche dagli altri firmatari della lettera: il consigliere comunale Piero Adamo; i consiglieri delle circoscrizioni V, IV e II, rispettivamente Simona Greco, Ivan Bombaci, Daniele Travisano e Giuseppe D’Angelo; il presidente provinciale di «Fare Verde», Ciccio Rizzo; ed il segretario regionale dell’Ugl giovani Sicilia, Felice Panebianco.

«La miopia con la quale gli uffici del ministero hanno elaborato il complessivo piano di riorganizzazione - afferma il presidente di Vento dello stretto, Ferdinando Croce -, risulta ancora più evidente se si considera che la posizione del porto di Messina, in relazione alle rotte commerciali del Mar Mediterraneo, è decisamente più strategica rispetto a quella del porto di Catania assolutamente irrilevante. Appare impossibile non considerare come il sistema portuale di Messina e Milazzo a tutt’oggi è tra i più fiorenti d’Italia. Lo si deve all’Autorità portuale che è stata capace di sfruttare svariati milioni di euro per la progettazione di numerose opere marittime, di avviare interventi finalizzati al recupero del waterfront, di dotarsi del Prg del porto ma soprattutto di implementare un’attività in passato sconosciuta come il crocierismo». Risultati reali che cozzano con l’ipotesi di accorpamento che, sempre secondo i firmatari della lettera, dimostrando «per l’ennesima volta come i disegni riformatori siano esclusivamente ispirati dal peso politico esercitato dai rappresentanti delle istituzioni, maggiore quello di Catania rispetto a Messina». A questo punto diventa naturale il sentimento di rabbia e la preoccupazione espresse dalla comunità messinese per le ricadute economiche ed occupazionali. Nell’appello rivolto dagli scriventi al ministro Lupi, si chiede di «abbandonare ogni idea di soppressione, guardando invece con interesse all’area integrata dello Stretto e ad un possibile ampliamento delle competenze dell’Authority messinese anche alla gestione delle coste calabresi di Villa San Giovanni (al momento affidate all'Autorità portuale di Gioia Tauro distante un centinaio di metri, ndr) e di Reggio Calabria mancante di un’Autorità portuale. È questa - concludono - l’unica riforma necessaria». Sul destino dell’Autorità portuale di Messina non è stata ancora scritta la parola fine.
Il network di associazioni «Vento dello Stretto» con una lettera aperta inviata al ministro ai Trasporti ed alle infrastrutture, Maurizio Lupi, ed al vice ministro, Riccardo Nencini, mantiene alta l’attenzione sul dibattito, dichiarandosi contrario all’ipotesi di soppressione delle due Authority dello Stretto e di Milazzo, prevista dal nuovo piano di riorganizzazione nazionale, e del successivo accorpamento al distretto di Catania. Una netta opposizione sostenuta anche dagli altri firmatari della lettera: il consigliere comunale Piero Adamo; i consiglieri delle circoscrizioni V, IV e II, rispettivamente Simona Greco, Ivan Bombaci, Daniele Travisano e Giuseppe D’Angelo; il presidente provinciale di «Fare Verde», Ciccio Rizzo; ed il segretario regionale dell’Ugl giovani Sicilia, Felice Panebianco.

«La miopia con la quale gli uffici del ministero hanno elaborato il complessivo piano di riorganizzazione - afferma il presidente di Vento dello stretto, Ferdinando Croce -, risulta ancora più evidente se si considera che la posizione del porto di Messina, in relazione alle rotte commerciali del Mar Mediterraneo, è decisamente più strategica rispetto a quella del porto di Catania assolutamente irrilevante. Appare impossibile non considerare come il sistema portuale di Messina e Milazzo a tutt’oggi è tra i più fiorenti d’Italia. Lo si deve all’Autorità portuale che è stata capace di sfruttare svariati milioni di euro per la progettazione di numerose opere marittime, di avviare interventi finalizzati al recupero del waterfront, di dotarsi del Prg del porto ma soprattutto di implementare un’attività in passato sconosciuta come il crocierismo». Risultati reali che cozzano con l’ipotesi di accorpamento che, sempre secondo i firmatari della lettera, dimostrando «per l’ennesima volta come i disegni riformatori siano esclusivamente ispirati dal peso politico esercitato dai rappresentanti delle istituzioni, maggiore quello di Catania rispetto a Messina». A questo punto diventa naturale il sentimento di rabbia e la preoccupazione espresse dalla comunità messinese per le ricadute economiche ed occupazionali. Nell’appello rivolto dagli scriventi al ministro Lupi, si chiede di «abbandonare ogni idea di soppressione, guardando invece con interesse all’area integrata dello Stretto e ad un possibile ampliamento delle competenze dell’Authority messinese anche alla gestione delle coste calabresi di Villa San Giovanni (al momento affidate all'Autorità portuale di Gioia Tauro distante un centinaio di metri, ndr) e di Reggio Calabria mancante di un’Autorità portuale. È questa - concludono - l’unica riforma necessaria».

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