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In crescita le comunità degli immigrati a Patti

Il Paese invisibile assieme ad altre associazioni ha svolto un'indagine sul fenomeno: la presenza migrante ha raggiunto il 5 per cento della popolazione pattese

PATTI. La presenza in città di immigrati dagli Stati dell'Europa dell'Est o da paesi africani e asiatici è diventata ormai da alcuni anni un fatto abituale. Fastidioso e preoccupante per alcuni, utile e positivo per altri. Si tratta di un fenomeno crescente, soprattutto a Patti, reso più evidente dal fatto che la popolazione locale, sia per un calo delle nascite che per l'emigrazione di molti giovani pattesi, tende a diminuire. Sono in tutto quasi 600, in maggioranza donne, circa 350, in particolare slave e indiane che lavorano come badanti o cameriere, mentre i maschi, fra cui spiccano, rumeni ed albanesi fanno da braccianti nelle campagne, da manovali nei cantieri edili e da personale delle pulizie nei negozi o nei luoghi di ritrovo. Gloria Faustini, de Il Paese Invisibile, di recente insieme ad altre associazioni ha svolto un'indagine fare chiarezza sulla delicata situazione. Anche perché, ormai la presenza migrante è avviata a raggiungere una fetta importante della popolazione, tanto che si è quasi intorno al 5% e nello stesso tempo capire che se queste persone preferiscono Patti, perché si cerca manodopera a basso costo, oppure perché la merce cinese o tunisina è l'unica che parte della popolazione può permettersi di comprare. In concreto se le condizioni di vita sono la molla principale per fare scattare le premesse per il loro arrivo. Il tutto mentre dalle nostre campagne, ma anche da parte di giovani e neo laureati si parte per i paesi dell'Unione Europea, a cercare un lavoro stabile e meglio pagato. "Molti di loro -spiega la Faustini- comunque, non pensano di restare in città per molto tempo, ma di tornare nei propri paesi o di ripartire verso altre città italiane o stati europei più ricchi. Una prova di questo è il fatto che, pur aumentando il numero degli adulti, tende a calare quello di bambini e ragazzi stranieri, oltre 100, che anche se nati qui, e con un tasso di natalità molto più alto del nostro, vengono mandati via dopo qualche anno presso parenti e non studiano a Patti".
Ma in quali zone abitano gli immigrati? "Anche se mancano dati esatti e se alcuni, come ad esempio i cinesi, possono permettersi affitti nei rioni centrali è evidente la concentrazione di albanesi, indiani e magrebini nei rioni antichi del centro storico, dove ci sono molte case vecchie e non ristrutturate dai proprietari, spesso umide e prive di ogni comodità. Questo è un dato negativo, perché rischia di trasformare la loro presenza non in una stimolante convivenza multiculturale, ma in una pericolosa ghettizzazione". "La cosa migliore è quella di dare voce direttamente alle loro esigenze - continua -. Per questo la nostra Associazione ha proposto che anche gli stranieri residenti in città da più di due anni possano far parte della Consulte Comunali, che stanno per essere istituite con il nuovo Regolamento degli Istituti di Partecipazione". Specie i bambini come vengono accolti da parte dei loro coetanei a scuola? "Non sembrano risultare segnali di razzismo nei loro confronti nè tra i genitori. L’integrazione è una realtà, ormai".

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