MESSINA. Slitterà a dopo le elezioni Europee del 25 maggio il voto della Camera sulla richiesta della Procura accolta dal Gip De Marco di arresto cautelare per il deputato nazionale Francantonio Genovese. Il parlamentare messinese è indagato nell'inchiesta sull'utilizzo dei fondi della Formazione professionale. Ieri la giunta per le autorizzazioni a procedere presieduta da Ignazio La Russa di Fratelli d'Italia ha disposto il nuovo rinvio del voto prima che si pronunci definitivamente Montecitorio. Sebbene il termine di 30 giorni entro i quali la giunta è chiamata a decidere scade il prossimo 18 aprile nell'organo della Camera è stata approvata ieri a maggioranza (i Cinquestelle hanno votato contro l'asse Nuovo Centrodestra-Pd che ha retto portando a un rinvio della decisione) la richiesta all'autorità giudiziaria di ulteriori atti relativi alle limitazioni di libertà dei coimputati nel procedimento che vede coinvolto Genovese. La richiesta è stata avanzata dal relatore Antonio Leone del Nuovo Centrodestra e accolta dal voto dei democratici insieme al Ncd. Non sono mancate le polemiche. I Cinquestelle intendono votare al più presto. Nella seduta di giunta di martedì scorso Giulia Grillo dei Pentastellati ha detto secondo il resoconto contenuto nel verbale: «In coerenza con i principi del movimento cui appartiene, rileva che le Camere, nell’applicare l’articolo 68, secondo comma, della Costituzione, debbano evitare di sostituirsi alla magistratura. Non compete, infatti, alla Giunta accertare i fatti contestati, dare loro una qualificazione giuridica e valutarne l'attribuibilità, ma solo pronunziarsi sulla eventuale sussistenza del fumus persecutionis ovvero di un "attacco politico" nei confronti del deputato sottoposto a misura cautelare. Dovendosi incentrare l’esame della Giunta sul provvedimento restrittivo che promana dal Gip - ha proseguito la Grillo - essa non può esimersi dall’autorizzare l’esecuzione della misura cautelare ove i gravi indizi di colpevolezza e le esigenze cautelari risultino sufficientemente indicati e supportati da elementi di prova. In caso contrario, la Camera eserciterebbe indebitamente un potere che la Costituzione affida alla giurisdizione e farebbe prevalere la politica sulla giurisdizione alimentando nei cittadini la convinzione che la cosiddetta "casta" sia unicamente protesa a trasformare l’immunità in impunità e la prerogativa in privilegio». Anna Rossomando del Pd: «Reputa utile fare chiarezza sulla posizione processuale degli altri soggetti coinvolti nella vicenda giudiziaria. Tale aspetto è tutt’altro che irrilevante considerato che il reato contestato al collega Genovese è quello di associazione a delinquere e che la motivazione posta a base della richiesta di autorizzazione all’esecuzione della custodia cautelare si appunta sulla esistenza di una rete di vincoli e di rapporti personali, di cui il deputato Genovese sarebbe il promotore, tale da far emergere il pericolo della reiterazione dei reati. Si sofferma sul passaggio dell’ordinanza in cui il Gip nel riferirsi ai compartecipi afferma che per gli stessi è già in corso il dibattimento. Si domanda, dunque, se vi sia stato un ulteriore stralcio oltre a quello che ha dato luogo al procedimento condotto dalla procura di Patti, nell’ambito del quale sono state disposte intercettazioni telefoniche ritenute dal giudice utilizzabili anche in relazione al filone di indagini che ha portato alla richiesta della misura cautelare».