CAPO D'ORLANDO. Sarà un primo banco importante per verificare la tenuta di una vasta inchiesta che ha riguardato la gestione dei rifiuti tra il 2005 ed il 2008 sui Nebrodi. Saranno 18 i componenti il consiglio direttivo l’Ato Messina 1 rifiuti (in carica nel 2008) nonché dei vertici delle ditte che componevano la società consortile Nebrodi Ambiente costituita da Cns di Bologna, Fasteco, Messina Ambiente ed Enia che compariranno il 15 maggio davanti al Gup Ines Rigoli per rispondere di traffico illecito di rifiuti. I fatti riguardano il servizio svolto sino al giugno del 2008. Gli indagati sono la presidente dell’Ato 1 Laura Trifilò e l’amministratore delegato Carlo Gullotti. Poi, Sergio Filippi, amministratore delegato della Nebrodi Ambiente, Antonio Paterniti, presidente di Nebrodi Ambiente e direttore tecnico di Multiecoplast, Giulio Randazzo presidente di Multiecoplast, Adriana Lenzo, presidente di Fasteco, Luca Fiasconaro, direttore tecnico della Multiecoplast, Alberto Ferri, presidente della Cns di Bologna, Andrea Allodi e Ivan Strozzi della Enia spa, Antonio Dalmazio, amministrazione giudiziario di Messina Ambiente, Villiam Burani della Trans Coop, Antonino Onofaro titolare di una ditta individuale affidataria del servizio, Marianna Bruno ed Andrea Paterniti, presidenti della cooperativa “il Pellicano” nel periodo di indagine, Rosario Condipodero Marchetta, presidente della ORM, Luca Lanza Cariccio, presidente della CooTur ed Ernesto Casella della Multiecoplast. Secondo la Procura, tra il 2005 ed il 2008, gli indagati avrebbero raggirato le norme sulla gestione e lo smaltimento dei rifiuti attraverso appalti ad imprese che non possedevano i requisiti previsti dalla legge.
In particolare, per i membri del Cda dell’Ato è contestata l’autorizzazione all’organizzazione dell’ufficio formulari e la tenuta di registri, presso un centro provvisorio ubicato nei locali della sede legale della Multiecoplast, ed il conferimento presso i centri raccolta di Sant’Agata e Mistretta che risultavano privi di autorizzazione. Inoltre, si contesta l’omissione di ogni attività di controllo sulla gestione del servizio. Nel fascicolo finiscono nel mirino anche numerose aree ecologiche (Acquedolci, Ficarra, Longi, Mirto, Raccuja, Sinagra e Tortorici) nelle quali sarebbero finiti anche rifiuti speciali pericolosi. Ai rappresentanti delle ditte si contesta invece l’allestimento un sistema per la gestione abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti ed il mancato adempimento di numerosi obblighi di contratto. L’indagine si chiuse lo scorso ottobre, a pochi mesi dalla prescrizione, e mette insieme diverse posizioni: si va dall’ omesso controllo dei vertici nello svolgimento del servizio, all’indizione della gara d’appalto (avvenuta precedentemente rispetto al Cda indagato), alle tenute dei formulari, ad irregolarità delle aziende che componevano l’Associazione Temporanea di Imprese composta da ditte emiliane e messinesi. Insomma un campionario vasto che potrà emergere in fase di udienza preliminare.
Traffico illecito di rifiuti a Capo d'Orlando, in 18 dal Gup
Secondo la Procura, in quegli anni, gli indagati avrebbero raggirato le norme su gestione e smaltimento dei rifiuti attraverso appalti ad imprese che non possedevano i requisiti previsti dalla legge
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