MESSINA. "Provincia matrigna". Così i rappresentanti dei 9 comuni dei Nebrodi occidentali definiscono Messina, lontana ma soprattutto indifferente verso una zona che danni attraversa un lento e progressivo declino. I delegati di Capizzi, Caronia, Castel di Lucio, Mistretta, Motta d'Affermo, Pettineo, Reitano, Santo Stefano di Camastra e Tusa riuniti a Motta d'Affermo, hanno discusso della scelta territoriale che li attende, in vista della costituzione dei liberi consorzi di comuni. Tre le possibili alternative: rimanere nella provincia di Messina, oppure transitare nella zona delle Madonie con Termini Imerese comune capofila o, ancora, confluire nel libero consorzio dei comuni di Enna. Una scelta difficile, di autodeterminazione e governo del territorio che potrebbe far decollare lo sviluppo o condannare alla definitiva emarginazione. Unanime la volontà politica dei 9 amministratori: lasciare la provincia di Messina e scegliere le Madonie o Enna.
"Aderire al libero consorzio di Enna è per me la scelta giusta - ha detto il sindaco di Motta d'Affermo Nunzio Marinaro - noi potremmo essere il naturale sbocco al mare di Enna, avviando, così, un nuova fase di protagonismo e di riscatto territoriale". Nuovi possibili confini, insomma, per i nebrodi occidentali, reduci dallo smantellamento istituzionale che ha colpito Mistretta con la chiusura del Tribunale e dell'Agenzia delle Entrate ed il ridimensionamento dell'Ospedale e del Carcere. Parola d'ordine è autodeterminarsi, ma farlo unitariamente con una scelta condivisa e condivisibile dalle nove comunità interessate che dovranno dare il loro via libera, come prevede la legge, attraverso referendum. La scelta, qualunque sia, imporrà comunque lungimiranza e lucidità, per puntare a quel decentramento dei servizi e a quella infrastrutturazione del territorio che migliaia di cittadini nebroidei attendono da troppo tempo.
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