MESSINA. Il dissesto finanziario del Comune di Messina sarebbe inevitabile. E' quanto è emerso in commissione bilancio questa sera dove erano presenti anche i revisori dei conti presieduti da Dario Zaccone. Palazzo Zanca non potrebbe più aderire al piano di riequilibrio finanziario decennale che dava la possibilità di spalmare i debiti sino al 2024. A impallinare il Comune l'articolo 243 bis del testo unico sugli enti locali. La legge, in pratica, esclude la possibilità di ricorrere al piano di riequilibrio decennnale per quelle amministrazioni che siano state oggetto di una diffida da parte della Corte dei conti con tanto di contestazioni e indicazioni perentorie. La Corte dei conti, il 14 aprile scorso, aveva dato al Comune sessanta giorni di tempo che scadranno appunto il 14 giugno per ottemperare ad una serie indicazioni. la magistratura contabile ha di fatto proibito al Comune di effettuare spese che non siano urgenti ed indifferibili sino a quando non sarà colmato lo squilibrio finanziario registrato al 31 dicembre del 2012 che ammonta a 117 milioni. Ha contestato l'inefficace strategia messa in atto dall'amministrazione, la mancanza di contratti di servizio con le società partecipate, l'incertezza del conto dei debiti. La Cprte ha imposto a palazzo Zanca di avviare entro i sessanta giorni un'indagine per accertare i responsabili del disastro per avviare la contestazione di addebito per il presunto danno erariale. Tra le contestazioni il superamento della soglia di spesa relativa al personale. In commissione il consigliere di Fratelli d'Italia Piero Adamo ha chiesto all'amministrazione di acquisire a questo punto un parere da un esperto che spieghi se a questo punto non convenga dichiarare il dissesto.