BROLO. «Esistono i presupposti per la dichiarazione del dissesto finanziario» al Comune di Brolo. Lo scrive il revisore dei conti, Tiziana Vinci, dopo aver analizzato la documentazione inviatale dal commissario straordinario Musolino relativa alla ricognizione di crediti e debiti effettuata dai responsabili dei vari servizi. Lo spettro del dissesto economico finanziario era aleggiato spesso durante la gestione commissariale.
Un commissario giunto dopo le dimissioni del sindaco Salvo Messina travolto dallo scandalo dei «mutui fantasma» che ha fatto emergere una strana gestione economica dell’ente che adesso è al vaglio della Procura di Patti. Inchiesta che sino a questo momento ha partorito la caduta della giunta e qualche avviso di garanzia ma certamente meno del terremoto che si è paventato alla luce delle indiscrezioni di quei mesi. Intanto però l’incubo del dissesto inizia a materializzarsi solo adesso e nonostante il revisore debba i fare i conti, è il caso di dire, con una documentazione lacunosa.
Nessuno dei Responsabili dei servizi, infatti, scrive la dottoressa Vinci, «ha prodotto la certificazione dei residui attivi e passivi distinti per anno di provenienza dal 2004, nessuno ha presentato la certificazione degli eventuali debiti fuori bilancio e delle eventuali passività potenziali». Esiste solo un lungo elenco di 88 decreti ingiuntivi per circa quattro milioni di euro oltre gli interessi legali, ma ci sono anche sentenze di condanna già emesse e ricorsi per chiedere al comune di ottemperare alla sentenza. Il responsabile del servizio finanziario, poi, ha stimato passività per oltre due milioni e mezzo di euro. Ma il revisore dei conti ritiene «non idonee» e «sovrastimate» le fonti individuate per coprire tali passività e che sarebbero «sufficienti solo a finanziare le spese correnti».
Insomma un quadro devastante e pure incompleto, tanto da indurre il revisore ad affermare che il dissesto è l’unica strada possibile per arginare la valanga. Ed a poco, potrebbe servire il tentativo di recupero di oltre un milione di euro che il comune aveva restituito alla Cassa Depositi e Prestiti nella caotica fase dello scandalo mutui (soldi prestati per opere pubbliche mai realizzate ed usati per spesa corrente e contributi). Adesso la palla passerà al Consiglio Comunale a cui spetterà la valutazione finale. Un consiglio comunale nuovo, dopo le elezioni del mese scorso, ed in cui siede in maggioranza lo schieramento che denunciò la vicenda mutui facendo esplodere lo scandalo.
Con la dichiarazione di dissesto, il Comune di fatto riconosce sia il proprio stato di insolvenza di fronte ai creditori, sia l’impossibilità di assolvere le funzioni ed i servizi indispensabili di sua competenza. Se la Corte dei Conti, poi, stabilirà che vi è stata una responsabilità da parte degli amministratori che con azioni o omissioni hanno provocato il dissesto, questi non potranno ricoprire incarichi pubblici per cinque anni. I debiti verrebbero «cristallizzati», cioè non produrrebbero più interessi né sarebbero soggetti a rivalutazione monetaria, le procedure esecutive in corso verrebbero estinte e i pignoramenti eseguiti sarebbero inefficaci. Inoltre, con il dissesto, non si potrebbero contrarre nuovi mutui e, soprattutto, scatterebbe l'aumento delle imposte e delle tasse nella misura massima consentita. Insomma, entrerebbe in vigore un regime finanziario piuttosto rigoroso e durissimo soprattutto per le fasce più deboli della città che perderebbero ulteriormente servizi un tempo garantiti.