CARONIA. Il fuoco e le lacrime. A Canneto di Caronia, mentre gli incendi tornano a seminare il panico, la gente lascia piangendo le case di via Mare per trovare rifugio da parenti e amici. L’ordinanza di sgombero, firmata dal sindaco Calogero Beringheli, riguarda due soli nuclei familiari ma sono tutti gli abitanti a decidere autonomamente che non hanno più voglia di sfidare i roghi e soprattutto l’inerzia di chi dovrebbe materialmente proteggerli. La situazione è precipitata intorno alle 10 di ieri.
Nonostante da giovedì non si verificassero più roghi, molti dei 40 residenti continuano a dormire nelle verande che si trovano tra il mare e le loro case. Erano già svegli e pronti ad affrontare una domenica di attesa di provvedimenti da Palermo dopo le rassicurazioni dell’assessore regionale Giuseppe Bruno che sabato si era recato a Canneto. All’improvviso una coltre di fumo densissimo si è alzata dalla mansarda di una delle due abitazioni che vengono regolarmente colpite da una settimana (da quando cioè gli incendi sono ripresi dopo un decennio). Nino Pezzino, portavoce dei residenti e proprietario dell’abitazione in cui si è scatenato il rogo, si è lanciato al secondo piano per domare le fiamme e provare a mettere in salvo armadi, vestiti ed altri arredamenti. Il fumo e l’emozione gli hanno causato un malore ed è stato costretto a desistere. Con lui altre due persone che sono rimaste lievemente intossicate. Paolo Pizzuto, imprenditore di 45 anni, parla a fatica. «Nel 2004 ho perso tutto, la mia casa era ridotta in cenere- racconta- l’ho ricostruita mattone dopo mattone ed ora voglio solo abbandonarla, ho paura. Non vedo le mie figlie da una settimana, dormono da amici e parenti». «Ci sentiamo abbandonati da tutte le istituzioni e così non si può più continuare – aggiungono due donne che abitano nei pressi del passaggio a livello che immette nella strada dei misteri – perché qui è peggio del 2004, visto che prende fuoco qualsiasi materiale». Lorenzina Di Pane, 78 anni, non riesce a darsi pace, visto che tutto é iniziato nella sua abitazione. «Dal 1958 vivo a Canneto- dice- già dieci anni fa con mio marito andammo via, lui è morto ed io sono rimasta sola. Come faccio con la pensione ad affittarmi una casa?».
Nella frazione, intanto, oltre il dolore per quanto stava avvenendo, la rabbia per la lunga attesa dei vigili del fuoco di Sant’Agata Militello (a 30 chilometri di distanza) poiché i volontari che si trovano nella vicina Santo Stefano di Camastra non potevano intervenire in quanto non autorizzati. Insomma, una situazione paradossale che il sindaco Beringheli, insieme a quello del Comune di Santo Stefano, Francesco Re, ha deciso di risolvere ieri pomeriggio con un provvedimento clamoroso. Una ordinanza è stata notificata al distaccamento volontario con la disposizione (nella qualità di massimi rappresentanti di protezione civile) di spostare uomini e mezzi a Canneto per un presidio continuo. Nel pomeriggio, inoltre, è giunto anche un gruppo di volontari inviati dalla Protezione civile regionale per sorvegliare l’area. Si tratta di un gruppo dell'Associazione europea volontari vigili del fuoco. Lo stesso Beringheli ha preannunciato la presentazione di un’istanza alla Regione affinché venga richiesta al governo nazionale la proclamazione dello stato di calamità.
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