MESSINA. Non conosce sosta il triste fenomeno dell’abigeato, che da tre anni è ritornato ad imperversare su tutto il territorio dei Nebrodi, tenuto sotto scacco, specialmente nel periodo estivo quando gli animali vengono trasferiti (con le antiche arti della transumanza) in alta collina, nei terreni più idonei al pascolo.
I furti più recenti: 150 capre di proprietà di un allevatore di Tortorici, 85 vitelli appartenenti a cinque diversi allevatori che hanno le loro aziende in località Cutò lungo i confini territoriali tra Cesarò e San Fratello di cui non c’è traccia da 20 giorni. Gli allevatori danneggiati sperano di poter ritrovare i loro animali e sperano che non siano stati destinati al mercato della macellazione clandestina. Altri 10 cavalli di razza sanfratellana che erano stati rubati a San Fratello sono stati fatti ritrovare dopo oltre tre settimane anche perché non destinati alla macellazione. Gli allevatori stanchi di subire soprusi da parte della delinquenza che non si limita solo ai furti di bestiame, ma estende l’azione predatrice agli attrezzi agricoli, motozappe ed altri macchinari, hanno cominciato a denunciare i danneggiamenti subiti alle locali stazioni dei carabinieri competenti per territorio. Pagare il pizzo per ritornare in possesso del loro bestiame agli allevatori sembra una autentica gabella.
La titolare dell’azienda di allevamento “Manasseri Benedetta” ha denunciato il furto subiti dei bovini, ma altri armentisti sono pronti a denunciare i danneggiamenti perpetrati alle loro aziende, sostenuti nella loro azione dal comitato spontaneo di allevatori che già lo scorso anno ha segnalato al prefetto di Messina ed al questore di Palermo l’allarmante ripresa dell’abigeato e che quest’anno intende rivolgersi direttamente al presidente della Repubblica, Giorgio Napoltano, perchè intervenga.
La cifra impressionante di oltre un milione di euro rappresenta il danno che gli allevatori subiscono se si sommano nell’arco di un anno i furti di bestiame messi a segno dal crimine organizzato che opera nelle campagne dei Nebrodi. A seguito anche della crisi economica inarrestabile la criminalità organizzata è ritornata a praticare l’abigeato, reato abbandonato in passato perché poco remunerativo. Si tratta allora di invertire la tendenza allo smantellamento della presenza delle forze dell’ordine nelle zone rurali, che potrebbero presenti a controllare il territorio utilizzando nuove tecnologie, ma occorre anche incentivare il dialogo con le associazioni di rappresentanza, consentendo l’emergere di problemi e reati sovente neppure denunciati.
Il racket del pizzo sugli allevamenti dei Nebrodi
I titolari di alcune aziende tra Tortorici, Cesarò e San Fratello hanno denunciato il furto di capre e vitelli per essere destinati alla macellazione clandestina. Molti imprenditori zootecnici hanno recuperato gli animali derubati, in alcuni casi si presume dopo il pagamento di somme
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