MESSINA. Al lavoro per ampliare il porto antico romano sommerso di Sottomonastero e nei quattro relitti di epoca greco-romana che giacciono nei fondali di Panarea. La campagna rientra nella seconda edizione di "ArchEolie 2014", guidata da Sebastiano Tusa, direttore della Soprintendenza del mare di Palermo, in collaborazione con il museo archeologico di Lipari e con l'Università di Sassari. Presenti anche Pier Giorgio Spanu, docente universitario, Giulia Nieddu, Roberto La Rocca, archeologi e Gaetano Giuffrè, il più famoso sub eoliano. A Panarea per le verifiche sui quattro relitti si può contare sulla nave oceanografica di benestanti americani che hanno messo a disposizione del professore Tusa un batiscafo che ha permesso per ben tre ore di rimanere a quota 120 metri di profondità e scrutare i quattro relitti e soprattutto il notevole carico di anfore che è ben custodito. "Abbiamo anche preso dei cocci che erano sparsi per analizzarli…". I relitti sono situati a sud e a nord-est dell'isola. "Pensiamo - dice Tusa - a un nuovo filone turistico subacqueo, magari con un batiscafo". "A Lipari - spiega il professore Tusa - nell'antico porto di Sottomonastero con le immersioni dei nostri sub stiamo ampliando la sfera di ricerca, anche perché l'area sarà interessata dai lavori di messa in sicurezza del porto degli aliscafi e quindi si dovrà stabilire l'area di intervento. In più contiamo di individuare altre colonne e basamenti". Il porto antico venne scoperto in seguito ai lavori di dragaggio. "E' ipotizzabile - prosegue Tusa - che sulla secca siano state costruite a più riprese (forse a partire dall'età romano-repubblicana a giudicare dai materiali archeologici reperiti sui fondali devastati dalla benna) le strutture portuali. Una poderosa variazione eustatica (bradisismo?) ha determinato l'inabissamento della struttura portuale ad oltre 10 metri di profondità rispetto al livello del mare odierno. Che questo spazio di mare di Marina Lunga potesse riservare le "sorprese archeologiche" era, tuttavia, prevedibile se pensiamo che già durante la costruzione del molo fu segnalata la presenza di strutture e di colonne di pietra locale (probabilmente provenienti dalla cava del Fuardo) e furono raccolte monete e perfino il piede anteriore destro in bronzo di una statua di altezza metri 2 che Luigi Bernabò Brea, fondatore del museo, ipotizzò distrutta durante l'assedio romano a Lipari nel 252/251 a.C.. Sulla base dei dati raccolti nel corso delle indagini preliminari condotte dai tecnici della Soprintendenza del Mare è ipotizzabile la presenza di una struttura dotata di grande portico con direzione NE/SO costituito da colonne del diametro di metri 1,20, con tre plinti di base con altezze diverse, ed altri tre sono stati strappati dalla benna prima della sospensione dei lavori di dragaggio". A Panarea, all'epoca della scoperta dei quattro relitti e si punta ad un quinto, che risale a quattro anni fa, la missione, era stata condotta dalla Soprintendenza del Mare, in collaborazione con la Fondazione statunitense "Aurora Trust", diretta da Ian Koblick e Craig Mullen. I relitti furono rinvenuti ad una profondità tra i 100 ed i 150 metri, grazie ad un sonar di nuova generazione. Individuato anche un carico di anfore, ancora nella loro posizione originale, e tracciata la dimensione degli scafi, tra i 13 e 15 metri di lunghezza, 4 di larghezza e con un'altezza dal fondo di circa 2 metri. Altri due relitti erano stati rinvenuti l'anno precedente. Quattro relitti integri, più le tracce di un quinto. L'ennesima eccezionale testimonianza di un passato ricchissimo di storia delle isole Eolie.