MESSINA. La Regione ha stanziato già da mesi 10.500 euro che servirebbero a pagare almeno uno dei quaranta stipendi che vantano ma non c'è nessuno che può firmare il mandato di pagamento perché il consiglio di amministrazione è dimissionario dal maggio scorso e il commissario, appena nominato, ha gettato la spugna senza assumersi alcuna responsabilità. E' una situazione paradossale quella che vede protagonisti i quattro dipendenti della società asili infanzia una delle Ipab siciliane che, da mesi, vivono una situazione di piena crisi. Una situazione su cui i sindacati e i media hanno più volte puntato i riflettori. L'istituzione che vanta locali ampi oltre 500 metri quadri in via San Paolo in pieno centro un tempo ospitava centinaia di bambini che provenivano da famiglie disagiate. Poi lo stop ai contributi pubblici e la cessazione del servizio. L'asilo è praticamente vuoto. Restano i lavoratori che non possono trovare una nuova occupazione in quanto ufficialmente assunti e i quaranta cedolini degli stipendi non pagati. Qualche giorno fa lo stanziamento da parte della Regione di una somma che servirebbe a pagare almeno uno degli stipendi. E sempre qualche giorno fa, a distanza di oltre quattro mesi dalle dimissioni del consiglio di amministrazione la nomina di u commissario: Carlo Abbate, esponente dei democratici riformisti che, in città, sono seguaci dei deputati regionali Giuseppe Picciolo e Marcello Greco. Avrebbe dovuto mettere la firma sul mandato di pagamento. Il 6 ottobre l'insediamento. Tre giorni fa le dimissioni. Quindi niente stipendio. Ricomincia l'attesa per un nuovo segnale dalla Regione. Il deputato Marcello Greco componente della commissione lavoro che, più volte, si è occupata della questione promette un suo interessamento. Intanto Natale Munaò, uno dei quattro lavoratori amareggiato spiega: "Abbiamo chiesto aiuto a tutte le autorità competenti. A tutte le istituzioni: dalla Regione al Comune. A palazzo Zanca avevamo chiesto di aiutarci mandandoci dei bambini. Ma non è stato fatto nulla. Da tutti abbiamo ricevuto solo promesse. Ma con le promesse non si mangia. Da 40 mesi non portiamo uno stipendio a casa. Siamo quattro dipendenti con quattro famiglie alle spalle. Siamo prigionieri di una situazione assurda. Non possiamo impiegarci o lavorare altrove perché risultiamo già impiegati. Non abbiamo diritto ad un sussidio di disoccupazione perché ufficialmente lavoriamo. E noi ogni giorno ci presentiamo a timbrare il cartellino. Siamo intrappolati nei nostri stessi diritti. Chiediamo soltanto che venga nominato presto un commissario e che ci dicano quale potrà essere il nostro futuro. Ci sentiamo frustrati. Abbiamo sempre dato un contributo a questa città ma adesso ci sentiamo inutili ed abbandonati".