MESSINA. Si è concluso con due condanne il giudizio abbreviato dell’operazione antidroga “Biancaneve”. Il processo era a carico di Giuseppe Mazzù e Nicola Tavilla che avevano chiesto il giudizio breve condizionato. Il gup Giovanni De Marco ha condannato Nicola Tavilla a 7 anni ed 8 mesi mentre a Giuseppe Mazzù ha inflitto 4 anni e 2 mesi di reclusione. Condanne poco più leggere di quelle chieste dal pubblico ministero Maria Pellegrino che aveva chiesto 8 anni per Tavilla e 5 anni per Mazzù. Entrambi sono stati assolti per le vicende di droga. A sostenere le ragioni della difesa sono stati impegnati gli avvocati Antonello Scordo e Salvatore Silvestro. Secondo gli investigatori Nicola Tavilla e Mazzù avrebbero gestito un giro di usura. La vicenda è emersa nelle pieghe di un’indagine su un giro di droga soprattutto nei villaggi della zona sud della città tra Santa Margherita, Giampilieri e Galati marina e dintorni. Nel corso delle indagini sono emerso però anche degli episodi di usura, un’attività che sarebbe stata gestita da Tavilla e Mazzù. Mazzù in qualche occasione avrebbe tenuto per sé i proventi dell’attività senza dare nulla a Tavilla. La cifra aveva sfiorato i 15mila euro, così quando Tavilla si era reso conto della situazione lo avrebbe minacciato per ottenere il denaro. Mazzù, messo alle strette, gli avrebbe dato un gioiello di famiglia, un anello del valore di circa 20mila euro.
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