Messina

Domenica 29 Dicembre 2024

Bambina eritrea operata al cuore a Taormina: sta bene

TAORMINA. Aron, una bambina eritrea di una settimana che pesa due chili, arrivata a Pozzallo (Ragusa) con un barcone dall'Africa insieme alla sua mamma, Fanus, 24 anni, è stata operata nel Centro Cardiologico Pediatrico Mediterraneo-Bambino Gesù di Taormina (Messina) a causa della mancata chiusura del dotto arterioso di Botallo. Adesso sta bene ed è stata trasferita nell'Utin di Ragusa, dal quale era giunta, per il completamento delle cure. Madre e figlia erano arrivate in Sicilia il 4 maggio scorso. I medici avevano trovato la piccola disidratata, con un colorito itterico, problemi di affaticamento dopo l'allattamento e una ferita all'altezza dell'ombelico. Grazie all'intervento tempestivo dei medici della Terapia Intensiva Neonatale dell'ospedale «Civile - M.P.Arezzo», la bimba è stata subito stabilizzata, sottoposta ad esami e quindi ad un intervento medico urgente con la sostituzione del sangue affetto da un particolare pigmento che l'avrebbe portata ad avere gravi problemi come sordità o disturbi neurologici importanti, se non addirittura alla morte. Dopo i trattamenti farmacologici conseguenti, la bimba è stata tenuta in cura per una quindicina di giorni e poi si è deciso il trasferimento al Ccpm di Taormina. Grazie alla collaborazione dell'Associazione Bambino Gesù Onlus, delle mamme dell'A.GE. di Giardini Naxos e alla disponibilità delle suore Francescane Missionarie di Maria di Taormina, Fanus ha potuto soggiornare in una struttura sicura. «Da tempo sognavamo di venire in Europa - dice Fanus - e così sono salita sulla prima imbarcazione disponibile, pagando molti soldi agli scafisti. Spero che mio marito riesca a raggiungermi presto». «Abbiamo vissuto  un'esperienza clinica straordinaria - spiega soddisfatto il direttore del reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell'ospedale di Ragusa Giovanni Giaccone - condividendo insieme ai colleghi di Taormina un percorso in cui la piccola ha trovato qui in Sicilia un supporto sanitario che certamente non avrebbe avuto nel suo Paese. Come uomo e come medico sono felice, perchè quello di Aron è un evento in cui abbiamo potuto dare qualcosa di noi al resto del mondo».

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