Giallo sulla morte di Ilaria, tre gli indagati: 2 coetanei e una 18enne che avrebbe procurato l'ecstasy
MESSINA. L’uscita della bara bianca coperta di rose è una stretta al cuore. Scorrono lacrime silenziose e palloncini bianchi si alzano in cielo per l’ultimo saluto ad Ilaria Boemi, morta ad appena sedici anni sul lungomare del Ringo. Gli stessi anni dei due giovani, un ragazzo e una ragazza, sospettati di averle procurato la sostanza rivelatasi letale, probabilmente ecstasy. Sono entrambi indagati dalla Procura di Messina. Ma non sono i soli. C’è una terza indagata, una ragazza diciottenne che avrebbe fornito la droga ai due amici di Ilaria. Mentre la polizia approfondiva le indagini, la città ha salutato la giovane. In una Chiesa Cristiana Avventista divenuta troppo piccola per contenere la folla di persone che hanno partecipato ai funerali. Sui banchi della prima fila siedono i genitori ed i familiari della sedicenne. Ai piedi della bara bianca un disegno stilizzato con il profilo della ragazza ed un enorme pallone a forma di cuore con la scritta «Ilaria ci manchi». La chiesa è gremita, tantissimi giovani, compagni di scuola dello «Jaci» e del «Basile», gli istituti che la ragazza aveva frequentato, ma anche semplici amici della sedicenne. Chi non trova posto dentro, resta fuori, vicino alla porta, ma il dolore e la commozione sono gli stessi. Appesi fuori dal cancello due cartelloni con un collage di foto della ragazza con la frase «Chissà dov’eri, ti ho cercato fra le nuvole ma non c’eri». Il rito è stato officiato da Gabriele Ciantia, responsabile delle chiese avventiste di Sicilia, che si è rivolto ai genitori con parole di conforto e speranza: «Purtroppo si sono dovuti confrontare con un nemico che non fa prigionieri e che si aggira nell’ombra». Parole dolci e commosse sono state pronunciate dalla sorella Samanta, dai professori e da un’amica. L’uscita della bara è accompagnata da applausi scroscianti seguito dallo sfogo ad alta voce del fratello: «Era solo una bambina, che cosa poteva capire alla sua età? Scrivete senza sapere niente».