MESSINA. A pochi giorni dal sesto anniversario dell'alluvione del primo ottobre 2009, l'accusa formula dure richieste di condanna nel processo di primo grado per la «bomba d'acqua» che provocò 37 morti e numerosi feriti colpendo pesantemente i territori di Giampilieri, Scaletta Zanclea e le frazioni Briga, Molino ed Altolia.
I pubblici ministeri Antonio Carchietti ed Antonella Fradà hanno impiegato due udienze per illustrare al giudice monocratico Massimiliano Micali che presiede il processo nei confronti di ex amministratori locali, funzionari di protezione civile e tecnici, le ragioni dell'accusa.
Il «conto» della Procura
Al termine della requisitoria hanno concluso con la richiesta di quindici condanne per un totale di oltre cento anni di reclusione. Per i due pubblici ministeri che hanno ripercorso quel terribile giorno attraverso le numerose testimonianze di persone che udirono un "boato" poco prima che venisse giù una colata di fango a ricoprire case e vite, un punto cardine è la sentenza della tragedia di Sarno, la località del salernitano che nel maggio del 1998 fu colpita da un violento alluvione.
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