MESSINA. Il tribunale assegna con una sentenza la paternità della bimba nata dal seme «crioconservato» del padre morto quattro anni prima ed ordina al Comune di adeguare il cognome nei certificati e nell'atto di nascita. La guerra di una mamma coraggiosa, Sabrina, già vinta in ospedali e studi medici ma persa davanti al Comune che non ne aveva voluto sapere, è stata vinta davanti ad un tribunale. A credere nella crociata di Sabrina l' avvocato Aurora Notarianni che l'ha seguita in ogni delicata fase di questa commovente storia a lieto fine. Carla, così si chiama la piccola, nata ad agosto, adesso può portare il cognome del padre. Sabrina, ave va partorito Carla nell' agosto scorso all'ospedale Piemonte. In precedenza, aveva ricevuto il «sì» all' inseminazione artificiale da parte della giustizia ellenica dove era avvenuta la fecondazione. Subito dopo le dimissioni ospedaliere di madre e piccola, l' avvocato Aurora Notarianni che le assiste, si era recata con una copiosa documentazione al Comune chiedendo il riconoscimento ufficiale del cognome del padre, portando con sé la volontà testamentaria, le dichiarazioni della madre e tutti i documenti che hanno preceduto la fecondazione. Per iscritto con la firma del dirigente dell' anagrafe, era arrivato un diniego. La nascita della bimba, secondo il Comune, è avvenuta ben oltre i trecento giorni dalla morte del padre. Dunque, secondo, il Comune non si poteva riconoscere la paternità. Quella bimba è figlia biologicamente di quell' uomo ma dal punto di vista civile, secondo il Comune non lo era. Poteva portare solo il cognome della madre. Un orrore burocratico che l' avvocato Notarianni ha voluto correggere attraverso il ricorso al giudice.