SANT'AGATA MILITELLO. Ormai è chiaro: c'è un nuovo business, un giro di milioni attorno ai pascoli e ai terreni per i quali vengono incassati i contributi europei con una certa facilità. «Sono risorse sottratte allo sviluppo e alla crescita» denuncia la presidente della Commissione antimafia, Rosy Bindi. Con una delegazione della Commissione è venuta a Sant'Agata di Militello, nel Messinese, per un ciclo di audizioni dopo l'agguato al presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, che in mattinata aveva già incontrato a Palermo per la giornata della memoria della strage di Capaci. Antoci si era quasi schermito. E ai cronisti aveva spiegato: «Abbiamo firmato un protocollo che ha introdotto regole più stringenti rispetto alla sola certificazione antimafia nelle procedure di assegnazione dei terreni. Abbiamo così scoperto che molti erano finiti nelle mani di famiglie mafiose. Noi abbiamo fatto solo il nostro dovere». Il protocollo è stato giudicato uno strumento di controllo e di prevenzione fondamentale sia dal procuratore Guido Lo Forte sia dal ministro delle politiche agricole Maurizio Martina che ha annunciato il suo impiego in tutte le iniziative contro le agromafie. Dalle audizioni nella sede del Parco dei Nebrodi la Commissione ha ricavato, dice Rosy Bindi, «elementi preziosi per una nuovo capitolo di lavoro». Sulle prospettive di questa indagine il vice presidente Claudio Fava annuncia che la Commissione elaborerà una proposta di legge per interventi più severi. Oggi, spiega, c'è chi è disposto a subire una denuncia per falso perchè «incassa milioni e il rapporto costi-benefici è conveniente». È stato il procuratore Lo Forte a spiegare come funziona il sistema di rastrellamento dei contributi: la mafia dei pascoli utilizza la facilità di accedere ai terreni come «moltiplicatore economico» facendo figurare come vera una realtà solo virtuale. E in questo modo viene sviluppata una frode di dimensioni enormi. «Sono stati intaccati affari colossali e per questo la mafia dei pascoli ha risposto con la ferocia insita nel suo Dna», insiste Lo Forte. Le indagini della magistratura hanno ora offerto alla valutazione della Commissione un riscontro allo spaccato descritto da Antoci il quale ha presentato il risultato di un lavoro di contrasto che conduce da un anno e mezzo. Il presidente del Parco dei Nebrodi si augura che l'esperienza maturata qui possa essere trasferita altrove ma ripete che vuole sottrarsi ai riflettori perchè, secondo lui, «c'è solo bisogno della normalità di ogni giorno».