Messina

Giovedì 19 Dicembre 2024

Due nuovi hotspot a Mineo e Messina, ma Accorinti si oppone

MESSINA. Presto due nuovi hotspot a Mineo e Messina, facendo salire i posti complessivi da 1.600 a 2.800. Poi l'attivazione di sei strutture mobili (basate a Cagliari, Reggio Calabria ed altre 4 località) pronte ad intervenire nei porti di sbarco e l'apertura di hotspot di «secondo livello» in diverse regioni dove sistemare le persone destinate ad essere rimpatriate. In cambio, l'Italia chiede alla Ue un'accelerazione appunto sui rimpatri e sulla ricollocazione dei rifugiati, che dopo quasi un anno è complessivamente ferma a poco più dell'1% delle promesse (per l'Italia, appena 718 su 39.600 in due anni). È questa la posizione che, a quanto si apprende, il Viminale sta definendo nella risposta alla Commissione europea che potrebbe essere inviata già domani a Bruxelles. Ma la prima voce contraria si è già levata e arriva da Messina: il sindaco, Renato Accorinti, ha detto di «essere totalmente contrario» alla creazione di un hotspot nella sua città, «perchè Messina fa un altro tipo di accoglienza ai migranti». «Ci dispiace aver dovuto apprendere dalla stampa di questa notizia relativa alla creazione di un hotpsot per migranti a Messina e di non essere stati mai coinvolti in questa discussione dal ministero», ha detto il primo cittadino. Il sindaco aggiunge: «La nostra città ha vinto il bando ministeriale di accoglienza ai minori migranti con difficoltà, con una disponibilità di oltre 1,7 milioni di euro. Messina si è sempre organizzata con un efficiente sistema accoglienza diverso dall'hotspot, vorremo continuare a farlo». Punto centrale della lettera inviata dall'Italia, la constatazione che se non partono i rimpatri europei il sistema non regge. Per chi non ha diritto all'asilo servono frequenti voli finanziati dall'Europa per non sovraffollare le strutture. In parallelo deve accelerare il ritmo delle relocation. Tema peraltro ribadito anche ieri dalla Commissione. Alla lettera, che tiene conto degli scambi con Frontex, stanno lavorando gli uffici del capo della Polizia, Franco Gabrielli e del capo Dipartimento delle Libertà civili ed immigrazione del ministero, Mario Morcone, per dare risposte puntuali ai rilievi inviati venerdì scorso da Matthias Ruete, capo della Dg affari interni della Commissione europea. Gli sbarchi delle ultime settimane hanno messo in crisi il sistema che per ora si fonda su quattro hotspot (Lampedusa, Trapani, Pozzallo e Taranto). Da qui, in vista del previsto aumento estivo dei flussi nel Mediterraneo, l'idea di attivare le 2 nuove strutture fisse a Messina e Mineo più le 6 mobili. Sul piano politico, intanto, Jean Claude Juncker oggi ha riaffermato che «siamo sempre aperti a discutere e meditare le proposte e sottoproposte del mio buon amici Renzi». Il presidente della Commissione europea ha poi precisato che, sulla questione degli hotspot navali, «non sono contrario», pur confermando che «ci sono questioni legali da prendere in esame». La lettera dell'Italia proporrà una serie di chiarimenti tecnici sulle modalità di accoglienza a bordo e sul quadro legale. L'idea è quella di cominciare con l'invio di una nave in collaborazione con Frontex per una prima sperimentazione. Una volta fatta la selezione tra chi ha diritto a chiedere asilo, si punta a creare il sistema degli «hotspot di secondo livello». Intanto a Bruxelles continua il lavoro per non far fallire l'accordo Ue-Turchia e per mettere a punto la Comunicazione dei vicepresidenti Timmermans e Mogherini sul piano per affrontare le cause alla radice dell'immigrazione con linee di intervento per gestire i rimpatri, gestire meglio le frontiere nei paesi di origine e transito e creare le condizioni economiche per evitare la necessità di fuggire tenendo conto delle proposte del 'migration compact' italiano. Nel documento, a quanto si apprende, non sarà però indicato uno «spettacolare pacchetto» di investimenti. L'idea resta quella di attivare gli investimenti con un meccanismo sulla falsariga del 'Piano Juncker', quindi con il coinvolgimento delle garanzie della Bei, ma le risorse effettive saranno legate alla possibilità di attirare investimenti privati.

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