MESSINA. La polizia ha eseguito a Messina un mandato di arresto europeo nei confronti di un trentenne pakistano, Kamran Khan, accusato di favoreggiamento dell' immigrazione clandestina. L'uomo si faceva pagare per aiutare extracomunitari ad entrare illegalmente in Europa, fornendo loro biglietti ferroviari e indicando come raggiungere la Germania attraverso il confine austro-ungarico. Nei giorni scorsi cinque persone sono stati fermati a Catania da Polizia di Stato e Guardia di Finanza, sotto il coordinamento della Procura, perchè ritenuti gli scafisti dei 409 migranti, provenienti dalle coste libiche, soccorsi in quattro differenti operazioni e fatti sbarcare ieri nel porto del capoluogo etneo insieme ai cadaveri di tre donne e di un uomo. A portarli a Catania è stata la nave «Topaz Responder», battente bandiera delle isole Marshall, in servizio per la missione congiunta delle organizzazioni «Emergency» e «M.O.A.S.» (Migrant Offshore Aid Station). I fermati, per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, sono i gambiani Buba Ansumana, di 20 anni, Bakary Trowolly Lamine, di 18, Essa Barry, di 18, Momodou Jarju, di 38, e l'egiziano Warshid Said Salaheddin, di 22. Sono stati tutti rinchiusi nel carcere di Piazza Lanza. Ansumana e Lamine sono ritenuti i componenti dell'equipaggio di un natante in legno di circa 5 metri su cui viaggiavano 19 migranti soccorsi il 31 luglio scorso dalla Topaz responder. Barry,Jarju e Salaheddin sarebbero i componenti dell'equipaggio di un gommone di 18 metri circa di colore nero su cui viaggiavano 155 migranti, soccorsi lo stesso giorno in acque internazionali dalla nave 'Juventà, dell'associazione tedesca «Jugend rettet» e dal pattugliatore «Vega» della Marina Militare italiana. Su questo gommone c'erano anche i quattro cadaveri, recuperati dalla «Juventa» e dalla «Vega». Tre salme sono state trasferite nell'obitorio del cimiero di Catania, una nell'obitorio dell'Ospedale Garibaldi-Nesima a disposizione dell'autorità giudiziaria.