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Armi e droga gestiti da cosa nostra, blitz con 17 arresti fra Messina e Catania - Nomi e foto

MESSINA. I carabinieri hanno eseguito nella provincia peloritana e in quella catanese un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Messina su richiesta della competente Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 19 persone ritenute responsabili a vario titolo di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi da fuoco e altro.

Tredici sono in carcere, quattro agli arresti domiciliari e per due c'è l'obbligo di presentazione alla pg. L'inchiesta, denominata "Doppia sponda", ha permesso di sgominare due gruppi criminali attivi nel territorio di Messina, che gestivano un vasto traffico di droga anche grazie agli stretti collegamenti con esponenti di vertice di alcuni sodalizi mafiosi catanesi.

In particolare, l'attività investigativa ha consentito di delineare gli assetti interni della organizzazione e le responsabilità dei singoli associati in ordine all'approvvigionamento e alla commercializzazione di ingenti partite di cocaina e marijuana, destinate alle principali "piazze di spaccio" dell'hinterland messinese.

Gli arrestati sono Antonio Barbuscia, 28 anni, Rocco Valente, 54, Santino Calabro', 44, Francesco Crupi, 24, Marco D'Angelo, 28, Maurizio Calabrò, 37, Salvatore Di Mento, 37, Filippo Iannelli, 33, Gianluca Miceli, 22, Domenico Giovanni Neroni, 29, Antonino Pandolfino, 23, Paolo Pantò, 33, Massimo Laddea Raffa, 23, Sebastiano Sardo, 30, Giuseppe Valenti, 30 anni, Rocco Lanfranchi, 27, e Salvatore Micali, 20 anni.

I primi 4 sono ai domiciliari, gli altri 11 in carcere e gli ultimi due hanno obbligo di firma alla pg. Due persone sono al momento irreperibili. L'indagine sviluppata sin dal marzo del 2013 ha scoperto due gruppi criminali attivi a Messina con collegamenti con i clan catanesi e calabresi. Il primo gruppo era capeggiato da Maurizio Calabro', il secondo da Marco D'angelo. Dopo l'arresto di Calabrò, il gruppo era gestito da Valenti. Erano anche attivi nei furti e avevano inoltre la disponibilità di armi. Durante le indagini, sequestrato un fucile cal. 12, occultato in un bar di Via La Farina, con il quale alcuni degli indagati avevano intenzione di commettere reati contro il patrimonio.

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