MESSINA. Quattro persone hanno distratto due milioni di euro dal patrimonio di una società edile operante a Messina, con volume d’affari annuo di circa 1,5 milioni di euro. Non sono stati versati all’Erario 5,5 milioni di euro. Sono indagate 9 persone con l’accusa di bancarotta fraudolenta. I finanzieri, su disposizione del Gip, hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari a carico di M.A., di 67 anni, imprenditore nel settore edile ed hanno notificato, una misura dell’obbligo di dimora nel Comune di Messina ed una relativa all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Per un altro imprenditore del settore edile S.A., di 56 anni, è stato disposto il divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali per un anno. Il Gip ha inoltre disposto il sequestro preventivo dei conti correnti intestati a quattro società insieme all’intero complesso dei beni aziendali, alle quote di capitali e alle azioni intestate, sia alle persone destinatarie delle misure cautelari personali restrittive, che agli altri indagati, per un valore complessivo di circa due milioni di euro. Gli accertamenti della guardia di finanza hanno consentito di scoprire che gli indagati hanno messo in atto, con una serie di operazioni commerciali e contabili, grazie alla quale la S.r.l. è stata spogliata di propri beni e disponibilità economiche attraverso il dirottamento dei lavori pubblici appaltati ad altre imprese compiacenti. Gli investigatori hanno scoperto che c’è stata una simulazione di atti di cessione di “rami d’azienda” e l’attuazione di condotte distrattive effettuate ai danni del patrimonio societario, realizzate con prelievi di denaro contante dai conti societari. E’ stata inoltre alterata la contabilità con l’occultamento dei corrispettivi in denaro, con la contabilizzazione di costi fittizi e l’annotazione di meri giroconti e storni risultati privi di qualsiasi giustificazione economica, nonché con la distrazione di risorse finanziarie e mezzi aziendali di valore. In alcuni casi i beni e le utilità stornate sono state occultate nei conti personali o nelle casse di altre società coinvolte, grazie anche alla compiacenza di alcuni dipendenti e collaboratori: L.F. di 35 anni, L.M. di 43 anni e P.G. di 77anni, anch’essi indagati. La S.r.l. oggetto d’indagine è stata abbandonata ad un inevitabile fallimento il cui scopo era che i creditori non trovassero risorse per soddisfare i propri diritti. I finanzieri hanno scoperto che in alcuni casi che la rinuncia a rilevanti appalti pubblici ottenuti ha consentito l’aggiudicazione a favore di altre società consenzienti, nei confronti delle quali, è stata riscontrata anche la vendita dei beni strumentali. Il piano è stato attuato con il coinvolgimento diretto anche di altri tre imprenditori indagati, A.G. di 72 anni, B.C. di 64 anni, S.G.M. di 43 anni.