MESSINA. Ad un anno dell’attentato a Giuseppe Antoci, avvenuto la notte tra il 17 e il 18 maggio nel bosco di Miraglia tra Cesarò e San Fratello quando furono esplosi colpi di fucile contro l’auto blindata del presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, 14 persone sarebbero state raggiunte da un avviso di garanzia nell’ambito dell’ inchiesta della Dda della Procura di Messina che ha delegato le indagini alla squadra mobile. Le informazioni di garanzia, scrive la Gazzetta del Sud, sarebbero funzionali ad accertamenti tecnici non ripetibili a carico delle persone iscritte nel registro degli indagati. Probabilmente si dovranno fare degli esami per la comparazione delle tracce biologiche lasciate da qualcuno degli attentatori sul luogo dell’agguato dove erano stati ritrovati mozziconi di sigaretta. La pista privilegiata dagli investigatori è quella della mafia dei pascoli che si sarebbe ribellata ai controlli messi in atto dallo stato sul business dei finanziamenti pubblici europei per il settore agricolo grazie al protocollo di legalità voluto da Antoci. «Ho sempre avuto grande fiducia nei magistrati e nelle forze dell’ordine che indagano con costanza e tenacia e avevo ragione». Lo afferma il presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, commentando i 14 avvisi di garanzia emessi dalla Procura di Messina per l’attentato di cui fu vittima. «E' passato un anno da quella notte tremenda - aggiunge Antoci - non sarò mai più la stessa persona che ero fino al 17 maggio del 2016, non potrò più esserlo, la mia vita è cambiata come sono cambiate le mie notti, i miei sogni, le mie paure. Ma quando vedo i risultati che stiamo ottenendo nella lotta alla mafia attraverso il protocollo di legalità, quando vedo tanta gente che ci crede, quando vedo tanti giovani che mi dicono: 'andiamo avantì, allora, a quel punto, tutto diventa più chiaro e più sereno, come quando nel cielo si diradano le nuvole».