PALERMO. Luigi Genovese, 21 anni, recordman di preferenze a Messina alle ultime regionali siciliane, eletto nelle file di Forza Italia, figlio dell'ex deputato Francantonio, condannato a 11 anni per corruzione, è indagato per riciclaggio di denaro. L'inchiesta è coordinata dal procuratore di Messina Maurizio De Lucia. E' il quarto neodeputato dell'Ars a finire inquisito. Luigi Genovese, eletto a Messina con oltre 17mila preferenze, secondo gli inquirenti avrebbe avuto un ruolo determinante nelle operazioni societarie fatte dal padre Francantonio, pure lui indagato, per riciclare, complessivamente, circa 30 milioni di euro. Sarà tra i tre deputati a salire sui banchi della Presidenza dell'Assemblea siciliana alla prima seduta della legislatura che si aprirà tra circa venti giorni. Sarà infatti uno dei due segretari temporanei a salire sugli scranni più alti del Parlamento in quanto deputato più giovane, ha 21 anni. L'altro deputato-segretario sarà Elena Pagana del M5s, che ha 26 anni, mentre a presiedere sarà il deputato più anziano, Alfio Papale (Fi), di 66 anni. Per la Guardia di Finanza, che ha condotto l'indagine, i Genovese avrebbero usato quella che nel gergo si chiama la "tecnica dell'altalena". Per mettere al riparo 16 milioni provento del riciclaggio e per sottrarsi fraudolentemente al pagamento delle imposte e delle sanzioni amministrative collezionate, che hanno raggiunto circa 25 milioni di euro, Francantonio Genovese si è spogliato di tutto il patrimonio finanziario, immobiliare e mobiliare a lui riconducibile, attraverso la società schermo GE.FIN. s.r.l. (ora L&A Group s.r.l.) e Ge.Pa. s.r.l., di cui deteneva il 99% ed il 45% delle quote sociali, trasferendolo al figlio Luigi insieme a denaro proveniente dal precedente riciclaggio. Le partecipazioni societarie sono state dismesse attraverso strumentali operazioni: è stata deliberata, infatti, la riduzione del capitale sociale delle società, al di sotto della soglia di legge prevista dalla legge, per far fronte alle perdite artificiosamente generate dagli stessi indagati. Poi è stato disposto il ripianamento delle società attraverso un nuovo versamento di capitale a carico dei soci. Anziché provvedere in prima persona, nonostante ne avesse le possibilità finanziarie, Francantonio Genovese ha dichiarato di rinunciare alla qualità di socio per mancanza dei fondi necessari, poche decine di migliaia di euro, per partecipare all'aumento di capitale, permettendo così, ex novo, l'ingresso in società del figlio, Luigi, privo di risorse economiche proprie. Questo ha permesso a Genovese di vanificare gli effetti del pignoramento che sulle sue quote era stato effettuato da Riscossione Sicilia. Egli infatti ha partecipato come custode delle quote alle assemblee nelle quali si è deciso di azzerare il valore delle proprie azioni - dell'importo di svariati milioni di euro - e di consentire al figlio Luigi di subentrare - con la sottoscrizione di strumentali aumenti di capitale - nella titolarità piena della società eludendo il pignoramento. Le finalità illecite delle condotte sono state dimostrate dal fatto che Luigi Genovese, ha versato la propria quota di capitale con denaro ricevuto tramite bonifico, nei giorni immediatamente precedenti alle operazioni, dal padre.